Scatta la fiducia del Governo sulla conversione in legge del decreto semplificazioni, oggi al voto della Camera dopo il via libera impartito venerdì scorso dal Senato (sempre con questione di fiducia). Il testo che approda in Aula è quello uscito da Palazzo Madama, perché nella serata dell’altro ieri le commissioni riunite Affari costituzionali e Ambiente hanno bocciato tutti gli emendamenti, presentati dai gruppi nella mattinata dello stesso giorno.
Sono così saltate diverse proposte di diretto interesse per i farmacisti titolari: la più rilevante, all’articolo 8, avrebbe consentito «per l’anno 2020 la somministrazione di vaccini nelle farmacie aperte al pubblico, sotto la supervisione di medici assistiti da infermieri o da personale sanitario opportunamente formato»; degno di menzione anche l’emendamento all’articolo 19 che avrebbe consentito a docenti universitari e funzionari pubblici di accedere alla titolarità senza doversi dimettere (superando l’incompatibilità di recente ribadita da alcuni interventi del Consiglio di Stato in materia di concorso straordinario).
Bocciato anche l’ennesimo tentativo di riscrivere l’articolo 102 del Tuls per consentire ai farmacisti il cumulo delle qualifiche professionali (fatta eccezione per quelle autorizzate a prescrivere), così come l’emendamento che avrebbero ridotto di parecchio le sanzioni comminate dal d.lgs 219/2006 ai farmacisti che dispensano un farmaco in assenza di ricetta. Niente da fare, infine, anche per la proposta che avrebbe autorizzato la dispensazione d’urgenza in farmacia (senza ricetta e con la sola annotazione nel Fascicolo sanitario elettronico) allo scopo di «assicurare la prosecuzione del trattamento di un paziente affetto da diabete, ipertensione, broncopneumopatia cronica ostruttiva o altra patologia cronica».