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Placebo, ricerca scopre i meccanismi. Novità per il dolore cronico

26 Luglio 2024

Quante volte, in farmacia, emerge il sospetto che dietro a certe preferenze od opinioni del paziente di turno sui farmaci che assume ci possano essere effetti da placebo? Per decenni i suoi meccanismi sono rimasti un mistero, ora però una ricerca dell’università della North Carolina è riuscita a identificare il circuito cerebrale che si attiva per alleviare il dolore quando ci si aspetta un sollievo, anche se la causa primaria del dolore persiste. Questo meccanismo, osservato sui topi, apre nuove possibilità per trattare il dolore in modo più efficace e senza effetti collaterali attraverso farmaci, neurostimolazione o terapie cognitivo-comportamentali.

«L’effetto placebo è una componente fondamentale, spesso dimenticata, che riguarda la capacità del paziente di contribuire al processo di guarigione» spiega all’Ansa Enrico Facco, neurologo dell’Università di Padova «può contribuire in misura rilevante all’azione del farmaco, con un effetto di più breve durata ma che può protrarsi anche nel tempo. È un fenomeno reale che ha effetti biologici clinicamente rilevanti e dimostra che i farmaci sono utili, ma non sono tutto».

Per comprendere meglio il fenomeno, il team guidato da Grégory Scherrer ha progettato una serie di esperimenti sui topi. Gli animali sono stati tenuti per periodi alternati in due gabbie il cui pavimento aveva temperature differenti. Quando si trovavano in quella più calda, la consapevolezza che sarebbero poi passati nella cella più confortevole abbassava il dolore percepito.

Durante gli esperimenti i ricercatori hanno utilizzato varie tecniche per rintracciare nel cervello i circuiti coinvolti E hanno scoperto che l’attesa di un sollievo attiva segnali dalla corteccia anteriore fino a una regione del tronco encefalico, che finora non si riteneva coinvolta nella percezione del dolore, e da qui al cervelletto.

«Che i neuroni nella nostra corteccia cerebrale comunichino con il ponte e il cervelletto per regolare le soglie del dolore è una cosa del tutto inaspettata e incredibilmente emozionante» commenta Scherrer «sappiamo tutti che abbiamo bisogno di modi migliori per trattare il dolore cronico, in particolare di trattamenti senza effetti collaterali dannosi e che non provochino dipendenza. Pensiamo che i nostri risultati aprano alla possibilità di attivare questo percorso attraverso altri strumenti terapeutici per trattare le persone in modo diverso e potenzialmente più efficace”.

La scoperta, scrive l’Ansa, potrebbe rivoluzionare il trattamento del dolore cronico. Utilizzando farmaci, neurostimolazione o terapie cognitivo-comportamentali per attivare questo circuito, i medici potrebbero offrire sollievo senza gli effetti collaterali dei trattamenti tradizionali. Inoltre, come sottolinea Facco, la corteccia anteriore, dalla quale parte il circuito, è una regione che si attiva anche con tecniche come l’ipnosi e la meditazione, usate come terapie contro il dolore. Ciò suggerisce che potrebbe essere possibile coinvolgere questa area del cervello senza l’uso di farmaci, offrendo un ulteriore vantaggio per i pazienti.