Nelle ultime settimane la disinformazione no-vax ha cercato di seminare dubbi sull’efficacia della vaccinazione covid con numeri che riferiscono di infezioni, ospedalizzazioni e decessi maggioritari tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati. Le cifre non sono sbagliate ma è errata la lettura che ne viene data, come spiega l’Istituto superiore di sanità in un report diffuso ieri per spiegare come vanno interpretati i dati forniti dalle fonti accreditate.
All’origine, spiega la nota, c’è la progressione della campagna vaccinale che ormai ha raggiunto nella popolazione generale alti livelli di copertura. Quando il totale dei vaccinati prevale ampiamente su quello dei non vaccinati, può allora accadere che il numero assoluto di nuovi contagi, ricoveri e decessi sia superiore nel primo gruppo rispetto al secondo, ma si tratta soltanto di un “paradosso” determinato dallo squilibrio numerico tra le due popolazioni.
Se anziché alle cifre assolute si fa riferimento all’incidenza, ossia al rapporto tra totale dei casi e ampiezza del gruppo di riferimento, le proporzioni si ristabiliscono immediatamente. Con i vaccinati che mostrano tassi di contagi, ricoveri e decessi «circa dieci volte più bassa» rispetto ai non vaccinati. «Attualmente» conclude il report «sappiamo che il ciclo vaccinale completo protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia».