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Efpia, in Italia nuovi farmaci disponibili dopo 13 mesi dall’Aic

12 Aprile 2019

In media, i malati italiani devono attendere 13 mesi perché un farmaco di nuova registrazione possa cominciare a essere prescritto dai medici. Se la passano molto meglio i tedeschi, che devono attendere 4 mesi, e gli svizzeri (un po’ meni di sei mesi), ma stanno decisamente peggio i portoghesi (quasi due anni) e i serbi (un po’ meno di nove). E’ la fotografia scattata dal report pubblicato di recente dall’Efpia, l’associazione europea delle industrie farmaceutiche, su dati di Iqvia: tra l’autorizzazione all’immissione in commercio di un nuovo farmaco e la sua effettiva prescrivibilità (ossia per le procedure burocratiche relative a registrazione nel prontuario e rimborsabilità) trascorrono mediamente 119 giorni in Germania, 146 in Danimarca e 171 in Svizzera. L’Italia, con 402 giorni, si colloca poco sotto la media Ue (426), mentre in coda alla classifica si piazzano Portogallo (634), Lituania (726) e Serbia (925).

Come detto si tratta di medie, che in diversi casi celano range piuttosto estesi: considerati 121 principi attivi approvati dall’Ema tra il 2015 e il 2017, in Germania i tempi di approvazione vanno da un minimo di pochi giorni a un massimo di circa mille, in Italia si posso sfiorare i 1.200 giorni e in Estonia si possono superare i 1.400 (anche se la media si ferma a 603 giorni).

Forti differenze tra Paesi Ue, infine, anche nel tasso di disponibilità, ossia il totale dei farmaci (sui 121 principi attivi di cui s’è già detto) effettivamente prescrivibili dai medici. Il tasso più alto si registra nel Regno Unito (88%), seguito da Germania (86%), Austria (84%) e Danimarca (83%). L’Italia si colloca al quinto posto con un indice del 79%, subito davanti a Olanda (78%) e Svizzera (74%).