Entra sotto revisione ciclica dell’Ema un altro potenziale vaccino contro covid, il NVX-CoV2373 di Novavax. L’annuncio risale a ieri e, come scrive l’Agenzia europea dei medicinali, la decisione discende dai risultati preliminari provenienti da studi di laboratorio e trial clinici in gruppi di popolazione adulta. Questi ultimi, in particolare, sono diretti a valutare sicurezza, immunogenicità ed efficacia del vaccino. La revisione ciclica – ossia la valutazione e l’analisi dei dati provenienti dagli studi man mano che diventano disponibili – proseguirà fino a quando non saranno raccolte prove sufficienti per presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio.
NVX-CoV2373 è un vaccino a base proteica contenente particelle ottenute da una versione prodotta in laboratorio della proteina spike presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2, in aggiunta a un “adiuvante” che rafforza la risposta immunitaria. Una volta iniettato, induce l’organismo a reagire alla proteina spike e alzare le proprie difese, ossia anticorpi e cellule T. Qualora, la persona vaccinata dovesse entrare successivamente in contatto con il SARS-CoV-2, il sistema immunitario sarà pronto a combatterlo.
Intanto in tutta Europa l’attenzione dei governi rimane puntata sulla continuità produttiva dei vaccini già autorizzati e impiegati nella profilassi delle categorie a rischio. Secondo quanto riferisce un articolo della rivista tedesca Daz.online, gli anelli deboli della catena industriale che produce i vaccini tipo mrna (cioè Comirnaty e Moderna) sono principalmente due: la disponibilità dei lipidi necessari a realizzare la vescicola che ospita il rna messaggero e le fiale in vetro in cui il vaccino viene confezionato.
Per quanto concerne la cosiddetta “busta lipidica”, il problema è che attualmente non sono molte le aziende attrezzate per produrre questi grassi, e in buona parte di tratta di piccole imprese. Come spiega alla rivista il dirigente di una di queste aziende, situata vicino a Monaco, la catena di approvvigionamento non aveva mai dovuto sostenere livelli di domanda come gli attuali. Stesse considerazioni dalla Polymun, azienda austriaca che lavora con BioNTech e Curevac: «Solo un anno fa questi vaccini erano soltanto un’idea da laboratorio, ora il mondo aspetta milioni di dosi». Tra l’altro i lipidi necessari a Comirnaty e Moderna sono due, uno che va realizzato appositamente e l’altro che era già utilizzato per la produzione di colesterolo sintetico, la cui domanda non è mai stata elevata.
Con la commercializzazione dei due vaccini, così, le aziende che forniscono lipidi lavorano a pieno regime e hanno esaurito tutte le riserve. «Non abbiamo più buffer di magazzino» dichiara Renée Gallo-Daniel, presidente dell’Associazione austriaca dei produttori di vaccini. Basta un piccolo imbuto nella catena logistica per accumulare ritardi consistenti.
Il problema però sarebbe in via di superamento: nella primavera 2020 BioNTech aveva acquistato tutti i lipidi speciali disponibili sul mercato, quindi in questi mesi ha commissionato alle poche imprese del settore aumenti progressivi della produzione. Dal secondo trimestre di quest’anno, di conseguenza, le disponibilità dovrebbero migliorare, anche se tutto quello che esce dalle aziende continua a essere immediatamente utilizzato.
L’altro punto debole della catena produttiva sono le fiale in vetro in cui viene immesso e trasportato il vaccino. La conservazione, come si sa, richiede temperature tra i -70 e i -80°C ma di norma il vetro non resiste a questi valori. Servono quindi produzioni speciali e attualmente sono principalmente tre le aziende che realizzano le fiale per i vaccini covid, l’italiana Stevanato e le tedesche Gerresheimer e Schott. Quest’ultima, riferisce Daz.online, ha fatto sapere che per la fine dell’anno saranno pronte fiale per due miliardi di dosi. E intanto, si aspettano altri vaccini che, come l’AstraZeneca, richiedano temperature di conservazione meno “estreme”.