L’Italia può essere il primo Paese europeo a raggiungere l’eradicazione totale dell’epatite C. Ma per riuscirci deve garantire l’accesso alle cure a tutti i malati ancora da trattare e per questo occorre un impegno delle istituzioni, a partire dal Governo. Lo ha detto Ivan Gardini, presidente di EpaC Onlus, l’associazione dei pazienti affetti da epatite C e malattie del fegato, in vista della Giornata mondiale della Salute dell’Oms che si celebrerà domani. «Abbiamo a portata di mano un obiettivo storico» ha precisato Gardini «ma senza le risorse necessarie rischia di rivelarsi una meta irraggiungibile».
A preoccupare è il fatto che entro l’anno gli antivirali ad azione diretta usciranno dal fondo speciale per i farmaci innovativi con cui viene finanziato il loro acquisto e finiranno nella spesa per acquisti diretti, con il rischio – paventa EpaC onlus – di rallentare i trattamenti e incrementare le complicanze nei pazienti ancora malati. «Secondo le nostre stime» ha ricordato Gardini «nel nostro Paese il numero dei malati di epatite ancora da curare si aggira tra i 230mila e 300mila. Il trattamento di 70/80mila pazienti l’anno renderebbe possibile, nel giro di 3 o 4 anni, eliminare completamente l’Hcv in Italia». Il problema però è che oggi un paziente su tre arriva alle strutture ospedaliere per essere curato con un fegato già in cirrosi o in uno stadio molto avanzato della malattia. «È necessario dunque» conclude EpaC onlus «un rinnovato impegno da parte delle istituzioni, in particolare del ministro della Salute Giulia Grillo, per scongiurare uno scenario estremamente preoccupante. Servono piani regionali e un fondo dedicato ai farmaci ma anche e soprattutto per le necessarie attività di screening e accesso alle cure».