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Fake news sulle cure palliative, dall’Aisd un sito per informare e orientare

17 Giugno 2020

Le farmacie se ne sono accorte eccome: covid e lockdown hanno fatto dimenticare a milioni di italiani le altre malattie, croniche e acute, tanto che gli accessi al pronto soccorso per eventi come ictus e infarto sono drasticamente calati. Vale lo stesso con i Centri per la terapia del dolore, che in questi mesi hanno anche dovuto riorganizzare attività e visite per le restrizioni legate al distanziamento. E affrontare la disinformazione da infodemia, ossia sovrabbondanza di informazioni non sempre attendibili. Ne parla all’Adnkronos Pierangelo Geppetti, docente di Farmacologia clinica all’Università di Firenze e direttore del Centro cefalee dell’ospedale Careggi, che si sofferma sulle fake news attualmente più diffuse. «Le domande che più spesso rivolgono i nostri pazienti» spiega «nascono dal timore che il loro dolore o la sua cura possano facilitare il contagio. Molte informazioni che popolano la rete sono completamente infondate».

Tra le “bufale” che circolano in questo periodo, quella dei Fans che agevolerebbero il contagio o indebolirebbero gli infetti. «Notizia assolutamente infondata» chiarisce subito Geppetti «subito smentita anche dall’Aifa con una nota. In realtà questi farmaci sono fondamentali e vitali per i nostri pazienti».

«La notizia circolata sui social che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei potrebbe influire in maniera negativa sul quadro clinico di pazienti positivi al coronavirus o con polmonite interstiziale è falsa» conferma Stefano Coaccioli, presidente dell’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd) «c’è un documento dell’Ema che certifica l’assenza di prove scientifiche su una correlazione tra Fans e peggioramento del decorso della malattia da covid-19».

Per aiutare chi soffre di dolore cronico ad avere le informazioni più attendibili, Aisd ha aperto sul proprio sito un’area dove chiedere consigli, suggerimenti o pareri. «Circa il 20-25% della popolazione italiana soffre di dolore cronico benigno, con picchi del 60% sopra i 65 anni» ricorda Coaccioli «è il nostro modo per non far sentire sole queste persone mettendoci a loro disposizione tramite whatsApp, mail e canali social. Invito i pazienti con dolore a contattare per via telematica o per telefono i propri professionisti di riferimento, perché non si sentano esclusi dalla comunicazione. Dobbiamo fare uno sforzo comune tutti, medici, farmacisti e operatori sanitari in generale, per non lasciare soli i pazienti. La principale richiesta che ci arriva da loro è infatti quella di rimanere in contatto con noi».