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Farmacia dei servizi, ancora perplessità da ordini dei medici e specialisti

11 Giugno 2024

Anche i medici siciliani si schierano contro la sperimentazione della farmacia dei servizi. «Le farmacie trasformate in ambulatori» è quanto scrive in una nota il Coordinamento regionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri «potrebbero rivelarsi concorrenziali con la pratica medica, facendo nascere equivoci e disallineamenti clinici. Per questo riteniamo non sia la soluzione più virtuosa per limitare le gravi carenze del sistema sanitario nazionale, che avrebbe invece bisogno del potenziamento del personale medico già in campo con un piano straordinario di assunzioni»

La farmacia dei servizi disegnata nel ddl sulle Liste d’attesa come presidio strutturato del sistema salute, osserva in particolare il Coordinamento, «è una visione romantica ma inappropriata, che estende la filiera sociosanitaria senza rendere giustizia al sistema salute. Il malessere organizzativo, la carenza degli organici ospedalieri e la disparità economica dei professionisti italiani rispetto ai loro colleghi europei sono difficoltà gravi che andrebbero affrontate e risolte dal Governo centrale con più risorse». Sebbene il provvedimento nazionale e la sperimentazione avviata in Sicilia «rispondano all’esigenza di sopperire in fretta all’inadeguatezza del Ssn, è necessario segnalare la tensione e la demotivazione di tutti i medici di fronte ad una possibile deriva delle loro competenze e professionalità, che inevitabilmente si determinerebbero con l’assunzione di nuovi ruoli assegnati alle farmacie, anche di natura clinica».

Perplessità anche da un articolo pubblicato su Sanità24 (l’edizione online del Sole24Ore Sanità) da Ettore Capoluongo, ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica dell’università Federico II di Napoli, e Marcello Ciaccio, presidente Società italiana di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica: «la qualità del dato ottenuto con i test rapidi, ovvero mediante i sistemi Point of care testing (Poct)» scrivono i due esperti «hanno, per natura, delle prestazioni adeguate per un autocontrollo e per il monitoraggio di alcuni parametri ma determinano prestazioni inadeguate per la diagnosi di malattia. A tal fine, le analisi Poct dovrebbero essere sempre eseguite sotto la responsabilità dei professionisti di Medicina di laboratorio, come accade nella maggior parte degli ospedali, che dovrebbero stabilire le modalità d’uso, le procedure per la verifica di qualità e la formazione degli operatori, oltre che il monitoraggio continuo delle performances dei test e delle apparecchiature». Il ricorso ai test in farmacia, invece, «sarebbe una perdita culturale oltre che economica per il mondo medico-scientifico: porterebbe a un extracosto per ripetizioni, per rischio di overdiagnosi e overtreatment generato da risultati potenzialmente non veritieri».