Ai laureati in farmacia ammessi e iscritti alle scuole post-laurea di specializzazione va applicato lo stesso trattamento contrattuale e la stessa programmazione previsti per gli specializzandi in medicina. E’ quanto prevede il progetto di legge presentato lunedì scorso alla Camera, primo firmatario il deputato di Fi Andrea Mandelli (presidente della Fofi). «L’articolo 8 della legge 401/2000» recita nelle premesse la proposta legislativa «ha esteso la programmazione delle scuole di specializzazione anche ai farmacisti, che non godono della medesima posizione contrattuale dei medici né di alcun trattamento economico. Per di più, i laureati non medici sono comunque tenuti a pagare la copertura assicurativa per i rischi professionali e le tasse universitarie di iscrizione alla scuola di specializzazione». All’origine, prosegue il testo, c’è la parziale attuazione delle direttive comunitarie da parte del legislatore italiano, che «rischia di compromettere il diritto di scelta della propria formazione professionale».
La proposta di legge mira quindi a colmare tali lacune: a decorrere dall’anno accademico successivo all’entrata in vigore della legge, recita il testo all’articolo 2, ai laureati in farmacia ammessi e iscritti alle scuole post-laurea di specializzazione dell’area sanitaria viene applicato, per l’intera durata del corso, lo stesso trattamento contrattuale di formazione specialistica in vigore per gli specializzandi in medicina. Per l’intera durata della formazione a tempo pieno, inoltre, ai farmacisti è inibito l’esercizio di attività libero professionale all’esterno delle strutture assistenziali nelle quali si effettua l’attività di formazione, così come l’instaurazione di qualsivoglia rapporto convenzionale, di subordinazione o di collaborazione, anche a progetto, con il Servizio sanitario nazionale.
L’impegno finanziario previsto ammonta a 3,5 milioni di euro all’anno, che il progetto di legge propone di recuperare attingendo ai fondi speciali del ministero delle Finanze.