Non si placa la vicenda delle mascherine ffp-2 marcate Ce dalla Universalcert di Istanbul, in Turchia, ma inefficaci secondo le verifiche condotte in Spagna su commissione di un’azienda altoatesina di import-export. Del caso aveva parlato qualche giorno fa il Corriere della Sera, ora lo stesso quotidiano rivela che l’Ufficio antifrode dell’Unione europea (Olaf, in sigla) avrebbe già la lente puntata sull’ente turco: dalla Germania, infatti, sarebbero arrivate segnalazioni sull’attività certificativa eccezionalmente intensa della società, almeno a confronto con quella di altri enti europei. Ora che c’è anche la denuncia dell’azienda altoatesina, scrive il Corriere, «l’Olaf molto probabilmente farà a sua volta una serie di verifiche sui dispositivi in commercio».
Intanto, però, viene fuori che la Universalcert «spesso e volentieri delocalizza le analisi alla propria filiale cinese», che così finisce per certificare la conformità di dispositivi e articoli prodotti nel Paese stesso e importati nel Mercato unico da imprese europee e italiane. Possibile? Sì perché – spiega ancora il Corriere – in Europa gli enti autorizzati alla certificazione delle mascherine sono pochi e la pandemia li ha sovraccaricati di lavoro. Ma, spiega al quotidiano Stefania Gander, titolare di un’azienda piemontese che produce mascherine, «se in Europa per un certificato bisogna attendere diversi mesi, in Turchia bastano poche settimane». Anche se questo non significa nulla: «il problema» avverte «potrebbe essere non tanto l’ente certificatore ma i produttori, che mettono sul mercato merce diversa da quella certificata».
L’Olaf acquisirà i test sulle mascherine commissionati dalla società altoatesina, che ha sollevato il caso facendo analizzare le mascherine in vendita nei supermercati e nelle farmacie italiane. Dal canto suo l’Universalcert ha ribadito la propria correttezza ai clienti che chiedevano delucidazioni. E ieri sera, in un comunicato congiunto, Fofi e Federfarma hanno chiesto «chiarimenti» in merito al caso. «Tali notizie, se confermate» scrivo le due organizzazioni «rischiano di incidere negativamente sulla fiducia dei cittadini nei dispositivi di protezione, che costituiscono oggi più che mai un elemento fondamentale del sistema di prevenzione del contagio, nonché di mettere in difficoltà le farmacie e i farmacisti». L’altro ieri, in ogni caso, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva affermato che le verifiche in Italia danno ogni garanzia.