Sono oltre 100mila le mascherine sequestrate dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Isernia in quattro distinte operazioni dirette alla repressione del commercio fraudolento e sleale connesso all’emergenza. covid. Il primo intervento, come riferisce un comunicato delle Fiamme Gialle, è scattato a Venafro (provincia di Isernia), dove i finanzieri hanno intercettato un furgone contenente oltre 31mila mascherine tipo ffp2 modello Kn95, fabbricate in Cina. Un esame preliminare della documentazione ha appurato che «la merce era stata importata e commercializzata senza i prescritti requisiti di sicurezza, in quanto sprovvista della marcatura Ce o delle certificazioni dell’Istituto superiore di sanità o dell’Inail». E’ stata quindi effettuata una perquisizione nella sede della società della quale era titolare il conducente, che ha permesso di rinvenire altre 2.500 mascherine contraddistinte dalle stesse irregolarità, cui poi è seguito un secondo sopralluogo nella sede di un’altra società, a Perugia, dove sono state rinvenute altre 43mile mascherine dello stesso lotto. L’intera operazione si è conclusa con il sequestro di 76.500 mascherine e la denuncia a piede libero degli amministratori delle due aziende.
Il secondo intervento, condotto dai finanzieri della Tenenza di Venafro, è scaturito da un controllo nella sede di una società operante nella provincia: all’interno dell’azienda sono stati rinvenuti oltre 11.000 «dispositivi in tessuto a uso civile», pronti per essere commercializzati come «mascherine chirurgiche». Dall’esame della documentazione e dagli approfondimenti sulla contabilità la Guardia di Finanza è risalita al fornitore e produttore della merce, una società con sede nel beneventano. La perquisizione ha portato al rinvenimento di altri 4mila dispositivi di protezione irregolari e al sequestro di altre 15mila mascherine. I rappresentanti legali delle due aziende sono stati denunciati a piede libero per il reato di frode nell’esercizio del commercio.
La terza operazione, risalente a qualche giorno fa, è partita da un altro controllo su un autoveicolo proveniente dalla Campania e fermato a Sesto Campano, in provincia di Isernia. All’interno sono state trovate «mascherine in tessuto» non in regola con le disposizioni del Codice del Consumo, che impone la presenza sui prodotti di indicazioni chiaramente visibili e leggibili riguardo a produttore o importatore, Paese di origine e l’eventuale presenza di materiali o sostanze che possono arrecare danno all’uomo. «La violazione di tali obblighi» ricorda la nota delle Fiamma gialle «comporta sanzioni amministrative che vanno da un minimo di 516 fino ad un massimo di 25.823 euro». Gli accertamenti hanno appurato che i dispositivi erano destinati a una società tessile operante nella provincia, che ne aveva commissionato la produzione per porli in commercio. L’intervento si è concluso con il sequestro amministrativo di 3.200 dispositivi e con la segnalazione della persona fermata e del rappresentante legale della società.
Altra operazione da parte del nucleo Polizia economico-finanziaria di Isernia, che nel corso di alcuni controlli agli automezzi di passaggio sulla SS85 per Venafro ha fermato un furgone guidato dal titolare di un esercizio commerciale della provincia di Chieti. All’interno sono stati rinvenuti alcuni colli di cartone contenenti mascherine di tipo chirurgico, prive dei prescritti requisiti di sicurezza, ovvero delle certificazioni dell’Istituto superiore di sanità o dell’Inail e recanti un falso marchio Ce. Sono state sequestrate 5.550 mascherine e il responsabile dell’azienda è stato denunciato a piede libero per il reato di contraffazione e frode nell’esercizio del commercio.
«Complessivamente» conclude la nota «i quattro interventi hanno portato al sequestro di mascherine per un valore di oltre 66mila euro, che fossero state commercializzate avrebbero messo a rischio la salute degli acquirenti».