All’infermiere va riconosciuta la possibilità di prescrivere alcune categorie di farmaci e presidi che «rientrano nella loro sfera di conoscenza e competenza», come già accade in Gran Bretagna, Francia, Spagna e altri dieci Paesi Ue. E’ la richiesta che la Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, affida a un documento inviato ieri a Governo, Parlamento e Regioni.
Redatto in collaborazione con un gruppo di esperti in materie sanitarie, economiche e giuridiche, il dossier definisce l’identikit dell’infermiere del futuro, caratterizzato da un ampliamento «delle competenze con riferimento rispetto sia alla dimensione orizzontale (in termini di numeri e grado di autonomie e responsabilità affidate) sia a quella verticale (capacità di programmazione, regolazione e autocontrollo sulle attività di propria competenza)».
In particolare, l’infermiere di domani dovrà disporre di «piena ed esclusiva funzione di cura e non di supplenza delle altre professioni sanitari, superando la frammentazione e la disomogeneità dei modelli regionali; gli saranno affidati «interventi di gestione e coordinamento di processi assistenziali, per esempio in contesti quali le centrali operative del 116-117 e le centrali dei servizi distrettuali», così come «interventi di presa in carico proattiva, anche attraverso nuovi strumenti di teleassistenza; e assicurerà l’assistenza infermieristica territoriale, con la diffusione «a livello nazionale della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, che permette di migliorare la presa in carico dei pazienti, monitorare la corretta aderenza terapeutica e cooperare con le altre figure professionali».
In questa prospettiva va quindi riformato «il percorso di formazione, contestualmente a un graduale ampliamento dei numeri programmati per le lauree in infermieristica e in particolare per l’accesso alle lauree magistrali, in modo da garantire garantire flussi costanti di infermieri in relazione alle esigenze dei servizi nei prossimi anni». E vanno «sviluppate e ampliate le competenze, per adeguarle alle esigenze identificando più puntualmente il suo ruolo nei vari setting assistenziali».