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Fnopi: infermiere di famiglia risorsa per sostegno aree interne

7 Novembre 2019

L’infermiere di famiglia è la figura «pivot» che può assicurare l’assistenza, la coesione sociale e il contrasto alle disuguaglianze di salute nelle zone montane e nelle isole, ossia le “aree interne” che la Legge di Bilancio si appresta a finanziare con fondi incrementati di 60 milioni per il 2020 e 70 milioni per gli anni successivi. E’ una delle indicazioni emerse nell’incontro che ieri ha messo di fronte una delegazione della Fnopi (la Federazione degli ordini degli infermieri) composta dalla vicepresidente Ausilia Pulimeno e dal portavoce Tonino Aceti e il capo di gabinetto del ministero per gli Affari regionali, Francesco Rana.

L’auspicio della Fnopi, in particolare, è che la figura dell’infermiere di famiglia trovi posto in modo omogeneo nel nuovo Patto per la salute, attualmente in via di negoziazione. Tale profilo, d’altronde, è già una realtà in diverse Regioni italiane e a livello internazionale ha ricevuto l’avallo di diverse organizzazioni, Oms in testa. La collaborazione tra infermiere di famiglia e Dipartimento degli Affari regionali, poi, può essere un volano per accrescere l’attenzione sociale e sanitaria per le zone colpite da spopolamento proprio perché abbandonate dai servizi pubblici.

Apprezzamento per la proposta dal capo di gabinetto degli Affari regionali, che si è detto disponobile ad avviare un percorso di collaborazione con la Fnopi. Rana, inoltre, ha esortato la Federazione degli ordini a fornire al Ministero un supporto attivo nella predisposizione della legge quadro sulle autonomie differenziate, un invito che la Fnopi ha raccolto sottolineando l’importanza di garantire universalità, solidarietà ed equità nell’assistenza.