Cresce ancora troppo lentamente l’uso del Fascicolo sanitario elettronico, che nel 2023 è stato consultato almeno una volta dal 35% appena degli assistiti. Lo dice lo studio studio “Il digitale a supporto della sanità territoriale – Quali modelli organizzativi?” realizzato dall’Istituto per la Competitività I-Com e presentato ieri in partnership con Doctolib, piattaforma per la televisita nata in Francia nel 2013 e attiva in Italia dal 2021.
Gli strumenti digitali, dice la ricerca, stanno trovando ampio spazio nella vita delle persone, anche nel campo della salute. Più della metà degli italiani ha scelto internet per identificare possibili diagnosi e il 42% per cercare informazioni su sintomi e patologie prima di una visita. Il 73% degli specialisti, il 79% dei medici di medicina generale e il 57% degli infermieri utilizzano applicazioni di messaggistica per comunicare con i pazienti. Già prima del Covid circa un connazionale su quattro accedeva a un’app per trovare le farmacie più vicine e quelle di turno e il 15% se ne serviva per avere informazioni sulle medicine e leggerne i foglietti illustrativi.
Tra i vantaggi della digitalizzazione, ricorda I-Com, c’è proprio la possibilità di raggiungere più facilmente un numero maggiore di persone e, come previsto dalle riforme e dagli investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), avvicinare la sanità ai pazienti, contribuendo anche a ridurre le disparità di accesso e i tempi di attesa.
Il Decreto ministeriale 77/2022 che ha riorganizzato l’assistenza territoriale, ha ricordato I-Com, rappresenta una grande opportunità ma anche pone notevoli sfide per quanto riguarda la fase attuativa: affidata a regioni, aziende sanitarie e comuni, incarna il vero cambio di paradigma immaginato dalla riforma che porta con sé l’esigenza di ripensare i modelli di interazione tra i diversi interlocutori (pazienti, medici, infermieri, care givers, organizzazioni pubbliche e private).
«Le partnership pubblico-privato manifestano un potenziale senza precedenti nell’innovazione digitale in sanità» ha comentato la direttrice area Salute I-Com, Eleonora Mazzoni «le aziende private specializzate in soluzioni digitali possono collaborare con le istituzioni pubbliche per sviluppare e implementare le piattaforme digitali, adattandole alle esigenze specifiche dei medici e dei professionisti sanitari, e garantendo il rispetto delle normative dal punto di vista sanitario e della privacy. La collaborazione tra pubblico e privato permette anche, peraltro, di supportare la formazione continua dei professionisti che utilizzano questi strumenti così che siano sempre in grado di trarne il massimo beneficio. Inoltre, i vantaggi maggiori legati alla crescente digitalizzazione della salute sono proprio per i cittadini».
«Chi si occupa di innovazione, anche le aziende private, deve sentire il dovere di dare la propria disponibilità per lavorare al fianco delle istituzioni e con le organizzazioni dei professionisti sanitari» ha osservato il ceo di Doctolib Italia, Nicola Brandolese «aprendo il dialogo e mettendo a disposizione il know-how e l’esperienza per aiutare a dare concretezza all’implementazione della Missione 6 del Pnrr e migliorare per tutte e tutti l’accesso ai servizi sanitari. I servizi digitali come la prenotazione delle visite, le possibilità offerte dalla telemedicina o le soluzioni per contattare più facilmente il proprio medico rispondono ad un bisogno reale dei cittadini e dei professionisti della salute. Insieme, possiamo garantire ai cittadini un accesso ai servizi sanitari più semplice, veloce ed efficiente».
Un’indagine degli Osservatori digital innovation del Politecnico di Milano ha evidenziato come i medici di medicina generale siano una categoria particolarmente predisposta ad accogliere l’innovazione digitale. Prima del Covid-19, il 17% dei mmg effettuava teleconsulti tra loro e con medici specialisti, il 12% erogava teleassistenza e l’11% televisite. Dopo la pandemia circa il 60% è pronto ad utilizzare la telemedicina e l’uso che risulta più di interesse è proprio quello dei consulti con gli specialisti.
Gli strumenti di telemedicina, però, sono ancora lontani dal raggiungere il loro potenziale di diffusione. Più della metà degli italiani vorrebbe poter effettuare chiamate (video o audio) per un check di salute e usufruire di televisite con il medico di famiglia, ma solo il 13% effettua chiamate con il medico per un check e solo il 6% utilizza la televisita con il proprio dottore. Ancora, risulta che il 48% degli italiani sarebbe interessato ad effettuare un telemonitoraggio dei parametri clinici o una televisita con uno specialista. Questo invece accade effettivamente solo per circa il 2-3% della popolazione.
Le principali barriere nel recepimento dei cambiamenti a maggior carattere innovativo secondo i medici di medicina generale sono la limitatezza delle risorse economiche, le complessità intrinseche dei progetti, il basso livello di educazione digitale, ma anche la mancanza di soluzioni tecnologiche adeguate. Fattori che posizionano l’Italia al penultimo posto (a pari merito con la Spagna) tra i Paesi dell’Europa occidentale per maturità digitale dei sistemi sanitari.