Ammonta a 120,7 miliardi di euro, uno in più rispetto al 2022, la quota indistinta del Fondo sanitario nazionale che si divideranno quest’anno le Regioni. È quanto si ricava dall’accordo stipulato all’inizio del mese dai governatori per il riparto dei 128,8 miliardi di euro messi sul piatto dal Governo per il finanziamento del Ssn. Un’intesa che riguarda da vicino anche le farmacie del territorio, perché è da quei 120 miliardi che discende il budget della farmaceutica convenzionata (pari al 7%) e degli acquisti diretti (8,15%).

Come esemplifica la tabella sottostante, rispetto al 2022 la maggior parte delle Regioni vede aumentare la quota assegnata: la Lombardia riceve circa 85 milioni di euro in più, il Veneto e la Sicilia una ventina, il Lazio oltre 90 milioni. Tra i governatori, comunque, è unanime la preoccupazione per l’esiguità delle risorse assegnate. «Evidenziamo una sottostima del Fondo, dovuto anche ai maggiori costi dell’energia, che auspichiamo si recuperi nel corso dell’anno» ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, all’annuncio dell’intesa «sono fondamentali ulteriori risorse economiche per il 2023, tenendo conto che le programmazioni regionali evidenziano una sottostima rispetto al reale fabbisogno». L’augurio delle Regioni, quindi, è «che il Governo, nei prossimi provvedimenti legislativi, preveda lo stanziamento delle risorse necessarie per il fabbisogno di personale e gli oneri contrattuali, inflattivi ed energetici». Quanto al 2024, sarà necessario «garantire la sostenibilità dei bilanci regionali e già da ora avviare il confronto per una integrazione delle risorse disponibili a legislazione vigente».