Sui farmaci serve un intervento «drastico» che abbassi tutti i prezzi, aumentati negli ultimi cinque anni in modo ingiustificabile. Come nel caso degli antitumorali: un anticorpo monoclonale oncologico costa 89 euro, il non oncologico 4,6 euro. E’ quanto ha detto Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche Mario Negri, nel suo intervento alla conferenza stampa organizzata ieri dall’Aifa per presentare i dati dell’ultimo Rapporto Osmed. Tutt’altro che estemporanea la sua presenza: Garattini è stato tra gli ispiratori del documento sulla governance farmaceutica presentato nel dicembre scorso dal ministero della Salute, le cui raccomandazioni dovrebbero trovare riscontro nel nuovo Patto per la Salute 2019-2021. O almeno, questo è l’auspicio formulato ieri dal farmacologo: «Spero» ha detto «che il documento sulla governance farmaceutica diventi presto una realtà».
Il motivo dell’augurio è presto detto: in quel rapporto è elencata una serie di proposte dirette a intervenire su quelle che per lo stesso Garattini sono incongruenze immotivate della spesa farmaceutica Ssn. «È ingiustificabile la variabilità regionale dei consumi farmaceutici dispensati attraverso le farmacie territoriali» ha detto ieri «come si può passare dalla spesa lorda procapite del Veneto, pari a da 136 euro, ai 201 della Campania? E anche nelle strutture sanitari pubbliche, tra Nord e Sud, ci sono differenze intollerabili: nel Settentrione si spendono in media 182 euro pro capite, al Centro 206 e nel Sud 213. A livello regionale, si passa dai 166 euro della Lombardia ai 237 della Puglia».
Ingiustificata anche la ripartizione dei consumi tra equivalenti branded e unbranded: «Si continua a scegliere senza ragione gli originator» ha detto Garattini «questo nonostante neanche i medici possano dimostrare la differenza con il generico corrispondente». Sui biosimilari poi, occorrerebbe emanare una volta per tutte una determina che consenta la sostituibilità, dal momento in cui tutti i dati permettono di stabilire sovrapponibilità per efficacia e tossicità. «I farmaci sono vittime del loro successo e ormai tendono a diventare beni di consumo anziché strumenti di salute» è la conclusione del farmacologo «colpa anche di un’asimmetria dell’informazione e della mancanza di ricerca indipendente. La ricerca scientifica non è una spesa ma un investimento e dovrebbe ricevere dal Fondo sanitario un finanziamento a quota fissa».