In Italia la quota di mercato dei farmaci generici continua a rimanere ben al di sotto della media europea: il 25% contro il 50% dell’Ue a 17 Paesi. A dirlo il Rapporto dell’Unione europea State of the Health in Eu, l’indagine con cui la Commissione Ue ha fotografato performance, accessibilità, efficacia e flessibilità dei sistemi sanitari dei 30 Paesi dell’Unione. Per ogni Stato, in particolare, la ricerca propone un profilo di poche decine di pagine che riassume assetto e criticità dei servizi sanitari locali. Nel caso dell’Italia, i principali motivi di preoccupazione riguardano la progressiva carenza di medici delle cure primarie, ma l’occhio di Bruxelles si è soffermato anche sui principali trend della spesa farmaceutica. Colpisce, per esempio, che circa il 30% della spesa coperta privatamente dagli italiani riguardi l’acquisto di farmaci, cui si aggiunge un altro 40% generato dalle cure odontoiatriche. Sommate tutte le voci, viene fuori una spesa out of pocket che non solo è cresciuta sensibilmente (dal 21% del 2009 al 23,5% del 2017), ma per di più risulta assai superiore alla media Ue (16%).
Incidono su questo gap i ticket su ricette e prestazioni ma anche la compartecipazione sugli equivalenti con prezzo supere alla quota di rimborso, per i quali il paziente è obbligato a pagare la differenza. E’ il motivo per cui il Rapporto di Bruxelles dedica alcune righe al mercato dei generici nel nostro Paese: benché tra il 2005 e il 2017 l’Italia abbia visto crescere i consumi in modo consistente (dal 7% in volumi del 2009 al 25 % del 2017), manteniamo un gap vistoso con i nostri vicini: nel Regno Unito, gli off patent coprono addirittura ll’85% delle confezioni vendute, in Spagna sfiorano il 48%.