Nella campagna elettorale che conduce alle politiche del 4 marzo, quasi tutti i partiti riconoscono e sostengono che la salute è un diritto fondamentale da tutelare, ma pochi riconoscono che il Ssn è attanagliato da una crisi di sostenibilità. E così, negli interventi di candidati e schieramenti, si continua a osannare la nostra Sanità pubblica come una delle migliori al mondo, «ma quasi nessuno si sbilancia sulla necessità di rilanciarne il finanziamento». E’ amaro il bilancio del “fact checking” con cui la Fondazione Gimbe ha passato al vaglio i programmi di partiti e liste per le prossime elezioni nazionali: nella maggior parte, constata l’associazione, fa capolino la promessa di risolvere le diseguaglianze regionali, mentre tra le proposte più ricorrenti spiccano l’eliminazione o la rimodulazione dei ticket, la riduzione delle lite di attesa, una nuova governance del farmaco, nuove assunzioni di personale, l’eliminazione del precariato.
In molti casi, in sostanza, i programmi mettono sul tavolo proposte di piccolo cabotaggio, che «fanno sorgere il ragionevole sospetto di puntare solo a raccogliere consensi». In diversi casi, addirittura, spiccano misure che la Fondazione Gimbe ritiene «potenzialmente tossiche» per il Ssn: dalla «competizione pubblico-privato» alla «difesa dei piccoli presidi ospedalieri», dal «rafforzamento delle autonomie locali» alle maggiori autonomie delle Regioni. Quasi mai, per di più, vengono dettagliate le modalità con cui finanziare tali interventi, né viene considerata l’attuale ripartizione di responsabilità tra Stato e Regioni. «Nessun programma» ancora «fa esplicito riferimento alla sostenibilità dei Livelli essenziali di assistenza», né azzarda uno sfoltimento delle prestazioni rimborsate per stare al passo con «l’imponente definanziamento pubblico».
Pochi programmi, infine, mettono tra le priorità la riduzione degli sprechi e il riordino normativo della sanità integrativa, mentre non mancano proposte «bizzarre che sconfinano nel grottesco»: da chi promette «un milione di posti di lavoro in sanità» a chi propone il «raddoppio immediato dei fondi destinati al Ssn» o la «nazionalizzazione dell’industria farmaceutica sotto il controllo dei lavoratori», l’abolizione di «ogni finanziamento alla sanità privata» e perfino «l’uscita del privato dalla sanità».