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Gimbe, nella settimana 20-26 aprile risalgono i nuovi casi di covid

29 Aprile 2022

Dopo il netto calo dei sette giorni precedenti, nella settimana che va dal 20-26 aprile tornano a salire i nuovi casi di covid, che arrivano a quota 433 mila per un incremento sul periodo del 22,7%. È quanto riferisce l’ultimo report sulla pandemia della Fondazione Gimbe: nella settimana si registrano incrementi in tutte le Regioni, dal +2,9% del Piemonte al +44,8% della Basilicata, mentre a livello provinciale l’incidenza supera i 500 casi per 100mila abitanti in 92 territori, undici dei quali registrano oltre mille casi per 100mila0 abitanti: Chieti (1.346), Ascoli Piceno (1.245), Pescara (1.188), Teramo (1.176), Avellino (1.134), Benevento (1.059), Brindisi (1.052), Catanzaro (1.033), Bari (1.029), Salerno (1.015) e Messina (1.002) (tabella 2).

Cresce anche il numero dei tamponi totali (+11,7%): dai 2.294.395 della settimana 13-19 aprile ai 2.563.195 della settimana 20-26 aprile. In particolare, i tamponi rapidi sono aumentati del 13,7% (+250.792), mentre quelli molecolari del 3,9% (+18.008). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività rimane sostanzialmente stabile per i tamponi molecolari (dal 13,2% al 12,8%), mentre per gli antigenici rapidi aumenta dal 16,4% al 18,2%.

Per quanto concerne le vaccinazioni, invece, al 27 aprile risulta protetto con almeno una dose l’88,1% della popolazione vaccinabile, ha completato invece le due somministrazioni l’86,5% (+18.732 rispetto alla settimana precedente). Alla stessa data, inoltre, le terze dosi somministrate complessivamente sono 39.288.115, per un tasso di copertura dell’84,1% (con nette differenze regionali: dal 79,1% della Sicilia all’88,4% della Valle D’Aosta. La quarta dose per over 80, ospiti Rsa e fragili (60-79 anni) è stata somministrata a 122.041 persone per copertura del 2,8%.

«Il clamoroso flop delle quarte dosi» commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe «deve far riflettere le Istituzioni: serve un’incisiva campagna d’informazione sia per sensibilizzare la popolazione a rischio sia per contrastare il generale senso di “stanchezza” nei confronti della campagna vaccinale. Ma l’informazione da sola non basta: deve essere integrata con strategie di chiamata attiva, visto che le Asl dispongono di tutti i dati delle persone inserite nella platea».