Federfarma e un’ampia rappresentanza delle professioni sanitarie scende in campo per esprimere preoccupazione sulle ricadute di un’eventuale crisi di governo, ma il sindacato dei titolari incappa nelle ire di Fratelli d’Italia. Succede tutto nel week end: venerdì, quasi in contemporanea, escono due comunicati che di fatto sono un endorsement alla continuazione del governo Draghi. Il primo è di Federfarma nazionale, che nella nota rivolge un appello alla politica tutta «affinché faccia ogni sforzo possibile per tutelare il Paese dai gravi rischi che incombono, garantendo la continuità dell’azione del Governo presieduto da Mario Draghi». I farmacisti, ricorda la Federazione, sono impegnati nell’attuazione del Pnrr e quindi occorre preservare «la piena operatività» dell’esecutivo, evitando crisi che limiterebbero la sua azione ai soli «affari correnti».
È abbastanza ovvio che le preoccupazioni del sindacato si concentrano principalmente sulla prossima Manovra, dove dovrebbe trovare posto quella riforma della remunerazione cui Federfarma lavora da quasi cinque anni. In ogni caso, il suo appello a evitare una crisi al buio è lo stesso che – sempre venerdì – hanno lanciato in una nota congiunta nove ordini delle professioni sanitarie, tra i quali Fnomceo (medici), Fnopi (infermieri), Fnovi (veterinari), Fnopo (ostetrici) e Onb (biologi). «Rivolgiamo un accorato appello all’unità e alla responsabilità» recita il comunicato «non è il tempo di lasciare solo chi, da oltre due anni, combatte in prima linea contro covid-19, non è il tempo di fermare o rallentare lo sforzo straordinario per rendere più forte e moderno il nostro Servizio sanitario nazionale e per portare avanti riforme e investimenti attesi da anni».
Contro la nota di Federfarma si scaglia però Marcello Gemmato, deputato di Fratelli d’Italia e segretario della commissione Sanità (nonché promotore dell’indagine conoscitiva sui costi della distribuzione diretta): «Trovo questo intervento di una gravità inaudita» commenta «il sindacato dovrebbe tutelare la categoria, non schierarsi in una vicenda tutta politica, anzi partitica. Bene ha fatto la Fofi a non inserirsi nella vicenda, gli ordini professionali sono enti pubblici dello Stato e non parteggiano né si inseriscono in vicende politico-partitiche».