Un tassello alla volta, i sospetti si tramutano in certezze: il ministro Grillo farà fuoco e fiamme con il suo collega dell’Economia perché il budget del Ssn torni a crescere, ma nel frattempo gli interventi più urgenti verranno coperti da una ridistribuzione di risorse tra le varie voci, con la spesa farmaceutica nel ruolo di colei che dà piuttosto che ricevere. E’ l’indicazione quasi cristallina che arriva dall’intervista concessa ieri da Giulia Grillo alla trasmissione di La7 Coffee Break: «Bisogna ridimensionare, governandoli meglio, alcuni settori di spesa e investire in altri come la medicina del territorio» ha detto il Ministro «e un capitolo di spesa che in questi anni è aumentato a dismisura è quello della farmaceutica. La spesa tra pubblica e privata è arrivata a 31 miliardi». Su come intervenire, le idee sono chiare: «Negli ultimi anni» ha avvertito Grillo «c’è stata un’inadeguata capacità di contrattare sui prezzi dei farmaci e questo incide: soltanto per i medicinali contro l’epatite C abbiamo speso quasi 2 miliardi, dei quali ha beneficiato non un’azienda italiana ma una multinazionale. Ecco, su queste dinamiche penso che dobbiamo stare attenti perché bastano 10-20 euro di differenza sul prezzo di un farmaco e si finisce, senza accorgersi, per spendere centinaia di milioni di euro».
Difficile non legare queste esternazioni a quanto detto dalla stessa Grillo appena un giorno prima, davanti alle commissioni Affari sociali e Igiene e sanità di Camera e Senato, a proposito del tavolo prossimo venturo sulla governance farmaceutica: ci saranno le Regioni, aveva detto, i Ministeri competenti e alcuni esperti, sulla filiera invece nessun accenno. Cresce dunque il timore che da quel tavolo possano presto uscire misure dirette non tanto a sostenere il comparto produttivo del pharma, quanto piuttosto a tagliare i prezzi e ridurre la spesa (ospedaliera e diretta-dpc in particolare). Come? L’intensificazione delle gare regionali, inasprite da meccanismi proconcorrenziali come l’equivalenza terapeutica, rimane l’ipotesi più probabile e gettonata. Ma nell’aria aleggiano anche altre proposte di provenienza regionale, come il superamento dei tetti di spesa distinti tra convenzionata e acquisti diretti (che consentirebbe di risparmiare sulla prima per avere benefici diretti sui secondi) e l’allargamento della diretta-dpc ai farmaci di fascia A destinati ai cronici (richiesta avanzata dall’Emilia Romagna nella trattativa con il governo per le autonomie differenziate).
Invita invece a qualche ottimismo l’incontro che, sempre ieri, ha messo di fronte il sottosegretario all’Economia, il lombardo Massimo Garavaglia, e il presidente della Conferenza delle Regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini. Si è parlato di risorse per l’anno venturo e all’uscita Garavaglia ha confermato che il tema è in cima all’agenda: «Il tema è noto» ha detto «riprendere un finanziamento per un fondo sanitario dignitoso è nel contratto di Governo, e sappiamo che senza i soldi i rinnovi contrattuali (di medici e personale sanitario, ndr) non stanno in piedi». Sulla stessa linea Bonaccini: le questioni affrontate con il sottosegretario – dalla prossima legge di stabilità al finanziamento del Fondo sanitario nazionale e al rinnovo dei contratti dei dipendenti del Ssn fino al costo dei farmaci oncologici innovativi e vaccinali – saranno affrontate dal prossimo settembre. E se il Fondo sanitario torna a crescere, aumenta anche il budget della spesa farmaceutica.