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Hiv, De Biasi: da studio internazionale opportunità importanti per le farmacie

8 Giugno 2019

Le farmacie del territorio possono recitare un ruolo di primo piano nell’informazione e nella prevenzione dell’Hiv, anche attraverso l’offerta di test e autotest diagnostici. Ne è convinta Emilia De Biasi, già presidente della commissione Sanità del Senato nella passata legislatura e co-referente per l’Italia (assieme a Barbara Suligoi, dell’Istituto superiore di sanità) dello studio Ending the epidemic, condotto da Kpmg in cinque Paesi europei e presentato venerdì a Milano.

Senatrice De Biasi, la ricerca si propone di fornire raccomandazioni e suggerimenti per politiche nazionali di contrasto all’Hiv che migliorino davvero la vita delle persone a rischio o contagiate. Quali sono le principali evidenze che emergono?
La prima riguarda le caratteristiche del fenomeno: i contagi da Hiv sono in calo ma c’è ancora tanto da migliorare in prevenzione e diagnosi in tutti e cinque i Paesi europei coinvolti nello studio (oltre all’Italia Francia, Spagna, Germania e Inghilterra, ndr). A tal riguardo, va tenuto presente che oggi le categorie sociali più a rischio sono gli immigrati, i giovani, i cosiddetti sex workers, ossia coloro che lavorano nell’industria del sesso, e le donne.

Che fare allora?
L’Italia può vantare un impianto legislativo realmente all’avanguardia: abbiamo un Piano nazionale per l’Hiv, abbiamo le linee guida della Simit che sono di livello internazionale, c’è un servizio sanitario che al contrario di altri è davvero universale e gratuito».

Però?
Però oggi si parla di Hiv molto meno di un tempo, il tema non gode più della sensibilità che aveva quando la malattia venne improvvisamente scoperta. E il Piano nazionale, ancorché approvato, è fermo perché non è mai stato finanziato.

Le farmacie possono fare qualcosa?
La prima urgenza, come si può immaginare, è la comunicazione. Occorre lavorare in una logica multidisciplinare, cioè coinvolgendo tutti gli attori interessati, dai medici alle associazioni dei  malati. E le farmacie possono essere una risorsa importantissima per far arrivare all’opinione pubblica i giusti messaggi e sfatare l’illusione che la lotta all’Hiv sia già stata vinta.

In Francia i farmacisti hanno chiesto che il test Trod sia distribuito in farmacia…
E’ la stessa nostra idea e in effetti il Piano nazionale contro l’Aids lo prevederebbe, anche per il Trod, ma mancano le risorse per finanziare l’erogazione. In ogni caso, questa è la strada da perseguire anche in Italia: occorre fare in modo che le farmacie possano distribuire test e prodotti di autodiagnosi. Ne guadagneremmo parecchio in prevenzione.

E in comunicazione, quale potrebbe essere il ruolo delle farmacie?
Occorre educare i giovani a usare il profilattico, perché continuano a esserci resistenze culturali consistenti. E’ necessario prendersi cura di una nuova categoria di cronici, perché l’Hiv non uccide più ma si cronicizza e quindi chi ne soffre deve essere seguito, soprattutto quando l’età avanza e insorgono altre co-morbilità. Va contrastato lo stigma sociale che ancora accompagna questa malattia, per cui c’è paura di chi è malato. Vedo in tutto ciò importanti opportunità per le farmacie, che hanno tutti i numeri per recitare un ruolo molto forte.