Il lockdown da covid ha avuto effetti disastrosi sui consumi di droghe: le limitazioni ai movimenti e agli scambi sociali hanno spinto i più fragili a cercare gratificazione nelle sostanze d’abuso, da cui un aumento dei consumatori di droghe così come delle sostanze disponibili e sperimentate. L’allarme arriva dallo Ieud, Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze, che in un comunicato diffuso ieri mette sul tavolo dati preoccupanti: nei primi sei mesi del 2020 il consumo di benzodiazepine a effetto ansiolitico e di quelle a effetto ipnotico è cresciuto a con tassi di oltre il 4%, nonostante il lockdown abbia scoraggiato le visite a medici e strutture ambulatoriali (se a febbraio il medico di medicina generale visitava in media 21 pazienti al giorno, ad aprile/maggio la media giornaliera è crollata a 7).
Le persone inattive e i disoccupatitra i 35 e i 64 anni, ricorda ancora lo Ieud, sono maggiormente soggetti ad ansia e depressione cronica (11%) rispetto agli occupati (3,5%) seppure i dati disponibili rilevino l’abuso grave di psicofarmaci (oltre 5 volte la dose terapeutica) particolarmente frequente tra i professionisti e i manager di alto livello. L’uso di benzodiazepine aumenta poi di pari passo con l’età fino ad arrivare, nelle case di riposo, al 54% degli anziani ricoverati.
«Le benzodiazepine non comportano rischi di mortalità anche in caso di sovradosaggio» osserva Emanuele Bignamini, membro del Comitato Scientifico di Ieud «per cui sono maneggiate con disinvoltura ed è possibile ottenerle abbastanza facilmente, anche al di fuori delle modalità previste dalla Legge. Sono i farmaci per cui il “consiglio del vicino di casa” costituisce una modalità d’accesso frequente, che salta la valutazione del medico. Nonostante l’apparente innocuità e la disinvoltura con cui sono maneggiate, sono spesso associate alle morti per overdose da più sostanze, in combinazione con analgesici, oppioidi e alcol».
Anche le persone con problemi di droghe come eroina, cocaina o alcol, prosegue la nota dello Ieud, hanno la tendenza ad abusare di benzodiazepine, sia per attenuare eventuali crisi di astinenza sia per potenziare gli effetti delle droghe o recuperare alcune funzioni fisiologiche come il sonno.
A parte i rischi di abuso e dipendenza, questi consumi vanno contrastati con vigore perché consolidano la falsa convinzione che per far passare ogni problema basti assumere un farmaco. «Questo meccanismo è il cuore della dipendenza» ricorda lo Ieud «invece di cercare sollievo nelle relazioni umane, lo si cerca in qualcosa di concreto che sommerge il malessere e che si pensa di poter controllare da soli. L’isolamento e il distanziamento sociale cui siamo stati costretti durante il lockdown ha senz’altro favorito questa mentalità, facilitando il radicamento di un modo di pensare che amplifica il rischio di dipendenza».
La risposta? «Andrebbe riscoperto e valorizzato il rapporto tra le persone e la capacità di comunicare» ricorda Bignamini «anche sul piano della terapia delle dipendenze, l’approccio farmacologico andrebbe sempre accompagnato da un percorso di riflessione su di sé e sul proprio modo di vivere».