La seconda dose di Pfizer e Moderna potrà essere somministrata a sei settimane dalla prima, in modo da incrementare la disponibilità di vaccini per gli anziani che devono ancora ricevere la prima inoculazione. E’ la raccomandazione diramata ieri dal ministero della Salute con una circolare che fa proprio il parere del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza covid.
Per gli esperti, in sintesi, «rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati che, per connotazioni anagrafiche o patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di covid-19 gravi o fatali». Allungare l’intervallo tra prima e seconda dose da 21 giorni (Pfizer) o 28 (Moderna) a 42 dovrebbe permettere di completare nel giro di due settimane la copertura delle categorie più fragili. Anche perché, dicono i dati della Presidenza del consiglio, ormai un italiano su quattro ha ricevuto la prima dose ma nella fascia 70-89 anni rimarrebbero circa 3,3 milioni di persone ancora scoperte (su un totale di oltre 10,5 milioni).
La circolare, come detto, si limita a impartire una raccomandazione, che le Regioni potranno adottare o meno. Intanto dal Commissariato per l’emergenza covid del generale Figliuolo arriva una nuova integrazione all’ordine delle priorità con cui avanzare nella vaccinazione per fasce: si proseguirà partendo dalle isole minori, che hanno maggiori fragilità in termini di rischio epidemiologico e scarseggiano di presidi sanitari. «Abbiamo un’interlocuzione con il generale Figliuolo» ha detto il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci «che voglio ringraziare per la disponibilità al dialogo. Stiamo concordando di abbassare l’età vaccinale per consentire alle altre fasce anagrafiche di potersi immunizzare».
Ma ci sono da mettere in conto anche le resistenze dei vaccinandi nei confronti di AstraZeneca e Johnson&Johnson. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, nei frigoriferi ci sarebbero ancora 2 milioni circa di vaccini sui 6,6 milioni consegnati, mentre in Campania e Sicilia si registrano rifiuti pari a circa il 40% dei chiamati. E’ un problema con cui potrebbero fare presto i conti anche le farmacie.