A regime ha una capacità di 2.500 dosi al giorno e impiega 40 medici più settanta infermieri, in divisa o del servizio pubblico. E’ l’hub vaccinale allestito dall’Esercito nella città militare della Cecchignola, a Roma. Ha già cominciato a somministrare l’AstraZeneca ai reparti impegnati in attività sulle strade come la sorveglianza dei siti sensibili (ambasciate, monumenti eccetera) ma secondo Il Sole 24 Ore è anche uno dei perni della nuova campagna che il Governo sta elaborando per accelerare vistosamente il ritmo delle vaccinazioni. Che ristagna non soltanto per colpa degli approvvigionamenti a singhiozzo: come rivelano i dati dell’Aifa, ripresi l’altro ieri da molti giornali non senza imbarazzo per qualche governatore, i vaccini distribuiti alle Regioni sono più di 5 milioni ma quelli effettivamente somministrati sono 3,8 milioni.
L’idea, quindi, è di incrementare la capacità vaccinale del Paese facendo affidamento (anche ma non solo) sull’Esercito: in Lombardia un anno fa le Forze Armate erano riuscite ad allestire in pochi giorni un ospedale covid da 56 posti, ora potrebbero coprire il territorio, provincia dopo provincia, con una rete di hub identici a quello della Cecchignola, in tende da campo ma perfettamente organizzati: un box di controllo dove viene accertata la prenotazione del paziente, l’area accettazione dove viene compilata la modulistica, quindi gli stand per la vaccinazione (25 postazioni) e via a seguire.
Il centro vaccinale “da campo” può essere allestito in tre settimane ma, ricordano a più riprese i militari, si interverrà soltanto su richiesta e d’intesa con le Asl, che decideranno se ricorrere al proprio personale oppure appoggiarsi a quello in divisa e stellette. Per esemplificare il contributo di cui è capace, in ogni caso, l’Esercito ricorda quanto già sta facendo con i tamponi rapidi: sono 147 i drive-through della Difesa in funzione in tutta Italia, la cui capacità a regime arriva a mille test giornalieri.