Fino a 40 punti per il giro d’affari complessivo della farmacia, al netto dell’iva; fino a 30 per il numero di abitanti della località in cui è ubicato l’esercizio; da 1 a 10 per la distanza dal capoluogo di provincia e, infine, fino a 20 punti per le notti di turno effettuate in un anno. Eccola, la griglia su cui si impernia la proposta del Sunifar per un nuovo sistema di determinazione dell’indennità di residenza regionale. Approvato l’altro ieri dall’assemblea dei delegati rurali, lo schema dovrebbe partire a breve con destinazione la Sisac, la Struttura interregionale che sta trattando con le farmacie il rinnovo della convenzione nazionale, perché venga esaminata ed eventualmente inserita nella negoziazione in corso. Anche per questo motivo, Federfarma si è premurata di mantenere la proposta sotto stretto riserbo per tutto l’iter approvativo, dall’ok della commissione consultiva al via libera di martedì in assemblea. Il risultato è che nelle associazioni territoriali si è potuto discutere dei contenuti soltanto sulla base di quanto riferito verbalmente al Consiglio delle Regioni di metà maggio, con i delegati costretti per diffida a tenere nel cassetto tabelle e numeri. Nell’assemblea del Sunifar di martedì c’è chi si è lamentato: «E’ una procedura che ha poco di democratico» ha obiettato Bruno Perazzoni, responsabile rurale di Federfarma Milano. «Su questa proposta non c’è stato alcun reale dibattito con la base» ha rincarato Alfredo Orlandi, segretario di Federfarma Abruzzo.
La proposta comunque è passata a larghissima maggioranza. Anche perché punta in alto. L’obiettivo, infatti, è quello di superare la congerie di criteri con cui oggi le Regioni assegnano le indennità (popolazione, fatturato con o senza iva oppure Ssn o meno, numero dei turni o durata delle ferie) e assicurare lo stesso sostegno a tutte le farmacie rurali, dalle Alpi al Mediterraneo, con un sistema di punteggi ripartito su quattro parametri. In sostanza:
1. Volume d’affari annuo complessivo (al netto dell’iva) |
|
Fino a 300mila euro | 40 punti |
Da 300.001 a 400mila euro | 32 |
Da 400.001 a 500mila euro | 16 |
Da 500.001 a 600mila euro | 8 |
Da 600.001 a 700mila euro | 4 |
Oltre i 700mila euro | 1 |
2. Abitanti località | |
Fino a mille | 30 punti |
Da 1001 a 2mila | 24 |
da 2001 a 3mila | 12 |
Da 3001 a 4mila | 6 |
Da 4001 a 5mila | 1 |
3. Distanza della farmacia dal capoluogo di provincia |
|
Sopra i 50 km | 10 punti |
Da 41 a 50 km | 8 |
Da 26 a 40 km | 4 |
Da 11 a 25 km | 2 |
Fino a 10 km | 1 |
4. Turni di notte nell’anno | |
Oltre 180 | 20 punti |
Da 121 a 180 | 16 |
Da 61 a 120 | 8 |
Da 11 a 60 | 4 |
Fino a 10 | 1 |
Ogni farmacia rurale riceveRà il numero di punti corrispondente alla propria condizione, la somma determinERà “l’indice” di disagio e l’indennità regionale sarà calcolata in modo proporzionale a tale punteggio.
Ovviamente la proposta del Sunifar comprende anche una parte economica: le Regioni, è la richiesta, dovrebbero mettere sul piatto 200 euro a punto, il che significa un’indennità di 20mila euro l’anno per le farmacie che vantano le condizioni peggiori (40+30+10+20=100 punti). Un bell’esborso: attualmente soltanto in Molise si raggiungono le stesse cifre, altrove abbracciare lo schema significherebbe incrementare la spesa anche di tre o quattro volte.
Dipenderà tutto dalla negoziazione, non solo con la Sisac ma anche con le singole Regioni: difficilissimo, infatti, che tutte possano accettare i 200 euro proposti da Federfarma; cercheranno di limare per scendere a una cifra più abbordabile, oppure al tavolo nazionale verrà soltanto recepito lo schema e a ogni Regione sarà poi lasciata la scelta di quanto denaro mettere per punto, in base alle proprie disponibilità e al confronto sindacale con le Federfarma locali. Un’ipotesi che sembra godere di buon credito anche tra i vertici del Sunifar, dato che in assemblea la presidente Silvia Pagliacci ha fatto appello alla capacità negoziale delle singole rappresentanze regionali. «Ma se questo è il futuro che attende la proposta» obietta Orlandi «mi spiegate che cosa cambia rispetto al presente, che vede ogni Regione decidere per conto già proprio quanto dare alle rurali?».
In realtà, in qualche Regione le cose cambierebbero non poco. Toscana ed Emilia Romagna, per esempio, riconoscono attualmente un contributo non alle farmacie rurali, ma agli esercizi disagiati (pubblici e privati) con giro d’affari ai fini iva inferiore a 358mila euro. Fosse recepito integralmente lo schema, le farmacie urbane a bassissimo fatturato rischierebbero di restare fuori. E forse è anche per questo che Federfarma ha tenuto la proposta nel più stretto riserbo. Proposta che ieri sarebbe già stata consegnata alla Sisac in un incontro informale e altrettanto riservato. E dunque, rien ne va plus.