Un ampliamento delle competenze degli infermieri professionisti che includa la «prescrizione dei presidi base» avrebbe tra i suoi fini anche quello di «alleviare il carico lavorativo su determinate figure professionali». È uno dei passaggi chiave del “Documento di consenso” inviato a istituzioni e politici dalla Federazione degli ordini infermieristici con l’obiettivo di orientare l’evoluzione professionale e la formazione universitaria (e anticipato ieri da Quotidiano Sanità).
Redatto da un panel di sedici esperti e dirigenti della sanità nazionale sulla base delle valutazioni condotte da tre gruppi di lavoro, il Documento disegna le linee portanti del cambiamento che la professione auspica per recitare un ruolo più moderno nel Ssn. Le proposte spaziano dall’inserimento delle prestazioni infermieristiche nei Lea all’evoluzione dei modelli assistenziali secondo logiche non più basate sulle prestazioni ma sulla presa in carico; dallo sviluppo di lauree magistrali a indirizzo clinico in alcune aree (come le cure primarie) alla nascita di scuole di specialità interprofessionali; dall’inserimento nel management delle aziende sanitarie e ospedaliere del dirigente infermieristico allo sviluppo del concetto di “rapporto paziente-infermiere”.
Tra le proposte, non poteva non figurare la prescrizione di farmaci e presidi, come già avviene in diversi Paesi europei. Al riguardo, il Documento chiede esplicitamente che «sia necessario prevedere, e quindi normare, la prescrizione infermieristica di presidi sanitari utili nella pratica assistenziale (per esempio presidi per l’incontinenza, protesica minore eccetera) nonché di farmaci di uso comune (per esempio farmaci da banco) e/o farmaci per garantire la continuità terapeutica nelle cronicità».
L’attività prescrittiva, in particolare, dovrebbe essere riconosciuta (assieme ad altre «funzioni e attività specifiche distintive, in linea con quanto già accade in molti Paesi europei») agli infermieri che completano la laurea magistrale a indirizzo clinico, da istituire «successivamente alla laurea triennale» con l’obiettivo di approfondire conoscenze e acquisire competenze in sei aree a indirizzo clinico: cure primarie e sanità pubblica, neonatologia e pediatria, salute mentale e dipendenze, intensiva e dell’emergenza, medica chirurgica.
Con il suo “Documento di consenso”, dunque, la Fnopi si propone di «promuovere un’interlocuzione con i principali soggetti istituzionali coinvolti nei processi di riforma in atto, per raggiungere un accordo sulle tematiche sanitarie attuali particolarmente complesse inerenti al ruolo professionale infermieristico».
Tra i firmatari del Documento figurano Tonino Aceti. presidente di Salutequità; Silvio Brusaferro, presidente Istituto superiore di sanità; Davide Caparini, assessore al Bilancio della Regione Lombardia e presidente del Comitato di settore Regioni–Sanità; Salvatore Cuzzocrea, presidente Osservatorio nazionale formazione Mur; Carlo Della Rocca, presidente della Conferenza delle Facoltà e Scuole di medicina e chirurgia; Claudio Costa, coordinatore dell’area Tecnica del personale sanitario di Regione Veneto; Silvio Garattini, presidente Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”: Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas; Maria Letizia Melina, segretario generale del ministero dell’Università e della ricerca, Rossana Ugenti, responsabile Direzione delle professioni sanitarie e risorse umane del Ssn, ministero della Salute.