Più di 6 italiani su 10 dicono di essere consapevoli della persistenza di Sars-CoV-2 nelle sue nuove varianti, uno su due teme che quest’anno l’influenza avrà virulenza e contagiosità maggiore. Lo rivela l’indagine condotta da Human Highway per Assosalute con l’obiettivo di fotografare le opinioni degli italiani sulla stagione influenzale 2022-2023. Gli uomini, dicono i dati, si mostrano più ottimisti, il 66% delle donne esprime invece preoccupazione e ansia, il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che Sars-CoV-2 sia scomparso e non rappresenta più una minaccia.
«La prossima stagione influenzale» spiega Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del dipartimento di Scienze biomediche dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi «potrebbe essere considerata di media intensità, con un numero stimato di casi che potrebbe oscillare tra i 5-6 milioni. Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus influenzali cosiddetti “cugini”, che possono causare sintomi simili all’influenza».
Si assisterà di nuovo, poi, a una compresenza dell’influenza e del Sars-CoV-2, che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, soprattutto considerando la similarità dei sintomi. Per questo, Pregliasco ricorda l’importanza della promozione della vaccinazione antinfluenzale «come strategia di prevenzione, e di monitorare attentamente l’evoluzione sintomatologica e della situazione». Consiglibile dunque rimanere, dunque, sempre in allerta, ricordando che «anche se Sars-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, rimane una malattia seria che registra 8-10 mila morti a stagione. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune».
«Mentre i giovani possono scegliere sei vaccinarsi contro l’influenza» ricorda ancora Pregliasco «per i soggetti fragili e gli anziani la vaccinazione diventa una raccomandazione stringente, quasi una necessità, poiché particolarmente a rischio di gravi complicazioni». Nonostante siano in molti ad aver compreso l’importanza della vaccinazione, «ce ne sono altrettanti che credono che causi effetti collaterali spaventosi». Per questo, «una maggiore coerenza tra le informazioni che vengono veicolate potrebbe comportare una maggiore consapevolezza dei rischi e una conoscenza più approfondita».
Il 33% degli italiani, dice la ricerca di Human Highway, ha intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (-5% rispetto al 2022), con una propensione particolarmente elevata tra gli over 65 (il 56,5%, comunque meno del target prefissato dal ministero della Salute).
Il principale motivo che spinge gli italiani a effettuare la vaccinazione antinfluenzale è la consuetudine, seguita dalla volontà di proteggere le persone vicine e di proteggersi dai bambini, più esposti ai virus. Inoltre, il 19,6% delle persone ha iniziato a vaccinarsi durante la pandemia per garantire una diagnosi più accurata del Covid-19 e intende continuare per lo stesso motivo. Tuttavia, il 48% del campione ritiene improbabile che quest’anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l’influenza stagionale li colpisca molto raramente. Inoltre, anche se in calo, resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022).
Quanto alle figure di riferimento cui appoggiarsi per la gestione dell’influenza, l’indagine di quest’anno registra delle persone che dichiarano di affidarsi alla propria esperienza e al farmacista. Tra i giovani invece, il 14% di si affida alla ricerca di informazioni online mentre il 22% si basa sul parere di parenti e amici.
«Nell’ottica di una maggiore attenzione e cura di sé e della propria comunità» conclude Pregliasco «l’approccio responsabile all’automedicazione e l’uso consapevole e appropriato dei medicinali da banco sono diventati ancora più importanti in questi anni. I cittadini sono più attenti a seguire le indicazioni dei professionisti sanitari e ad evitare l’abuso di farmaci senza prescrizione medica. I farmaci antinfiammatori sono un elemento importante nella gestione delle infezioni respiratorie, compreso il Sars-CoV-2, poiché in grado di modulare la risposta immunitaria e ridurre il rischio di forme gravi della malattia. È però importante che i professionisti sanitari istruiscano il cittadino al corretto uso dei farmaci e alle terapie disponibili».