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Corrispettivi: categorie per il rinvio, produttori per una soluzione stile 1983

11 Giugno 2019

Come sugli alberi le foglie. Attesa alla Ungaretti per i farmacisti titolari che, dal prossimo primo luglio, dovrebbero cominciare a trasmettere i corrispettivi telematicamente, come tutte le altre imprese commerciali e artigiane con fatturato superiore ai 400mila euro (con l’eccezione di notai, ambulanti, tabaccai e altre categorie). L’unica certezza è che se non arriveranno rinvii o modifiche normative gli inadempienti saranno migliaia, perché i produttori di misuratori fiscali (registratori di cassa abilitati) sono in grado di soddisfare entro la scadenza soltanto una parte della domanda proveniente da commercianti e professionisti, secondo alcune stime non più del 60%. Nessuno lo ammette apertamente – anzi, in un incontro con il ministero delle Finanze risalente all’altra settimana, le aziende avrebbero assicurato di disporre di macchine in numero sufficiente a soddisfare tutte le richieste – ma tra gli addetti ai lavori la cosa è nota e la stessa Federfarma l’avrebbe riferita all’Agenzia delle Entrate nell’incontro di metà maggio.

Se i produttori fanno promesse che rischiano di non essere mantenute è perché sperano che in extremis il Governo assuma una disposizione non molto differente da quella già adottata nell’83, quando entrò in vigore la prima legge sui misuratori fiscali: anche allora il mercato non riuscì a soddisfare la domanda nei tempi previsti e di conseguenza venne impartita una disposizione che sottraeva alle sanzioni i commercianti che ancora non disponevano dei nuovi apparecchi ma erano in grado di esibire l’ordine di acquisto.

Tra le imprese del commercio, invece, la speranza prevalente è che la scadenza venga rinviata all’ultimo munito al primo gennaio, quando lo stesso obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi ricadrà anche su farmacie e negozianti con fatturato inferiore ai 400mila euro. Lo auspica anche Federfarma, che venerdì ha inviato al ministero delle Finanze una lettera in cui chiede esplicitamente una proroga del termine, come già aveva fatto Confcommercio un paio di mesi prima.

Le farmacie, a dire il vero, avrebbero anche un’altra freccia al loro arco: la legge, infatti, prevede che i soggetti tenuti all’invio degli scontrini per la dichiarazione dei redditi precompilata, quindi anche le farmacie, possono provvedere alla memorizzazione elettronica e alla trasmissione telematica dei corrispettivi attraverso il Sistema Tessera sanitaria, cioè Sogei. Il problema però è che per farlo serve prima un decreto attuativo da parte del Mef con i requisiti tecnici, e a quanto si sa questo provvedimento è attualmente fermo sul tavolo del Garante della privacy, per il vaglio di rito.

Anche se questo decreto ottenesse in poche ore luce verde, poi, le farmacie non risolverebbero tutti i problemi: le disposizioni sull’invio telematico dei corrispettivi, infatti, stabiliscono che il documento commerciale destinato a sostituire lo scontrino deve provenire da una macchina certificata che memorizza i dati, e i registratori attualmente in dotazione alle farmacie hanno in molti casi memorie di piccola capacità, che conservano un numero limitato di operazioni.

Intanto, Promofarma ha allestito un marketplace (cioè una piattaforma per la vendita online) che propone ai farmacisti alcuni modelli di misuratore fiscale di due o tre marche, a condizioni di acquisto concordate. L’obiettivo è quello di cercare di calmierare i prezzi giocando sulla leva della concorrenza, intanto però la scadenza del primo luglio si avvicina e ai titolari continuano a mancare certezze sul da farsi. Federfarma continua a bussare alla porta di Ministero e Agenzia delle Entrate per chiedere certezze, intanto nel sindacato c’è chi critica la linea tenuta dalla presidenza nazionale. E’ il caso di Alfredo Orlandi, segretario di Federfarma Abruzzo, e Alfonso Misasi, segretario di Federfarma Calabria, che in una nota diffusa ieri con il simbolo di Farmacia Indipendente attaccano i vertici della Federazione: «Ancora non si è riusciti bene a comprendere che cosa dovremo fare dal 1 luglio per la trasmissione telematica dei corrispettivi e per l’emissione degli scontrini» si legge nel comunicato «a venti giorni dalla scadenza normativa, ancora non si riesce ad avere una risposta dagli organismi competenti affinché la farmacia di comunità possa operare nel rispetto legislativo. Non sarebbe compito di un sindacato tutelare i propri iscritti semplificandone il lavoro e sostenere imperativamente la non applicabilità della norma? Non sarebbe il caso di “minacciare” eventualmente la chiusura delle farmacie dal 1 luglio per impossibile rispetto della norma, piuttosto che obbligare tanti colleghi ad una “corsa” all’accaparramento di un registratore fiscale, magari del tipo “homo hominis lupus”. Non sarebbe forse il caso di “urlare” e battere i pugni sul tavolo ministeriale piuttosto che snaturare la nostra Promofarma a “market” online di strumentazione elettronica? Forse un “passaggino” in Consiglio delle Regioni ed in Assemblea sarebbe stato gradito».