In Italia, omicron continua a essere la sola (o quasi) variante in circolazione con una prevalenza stimata al 100%. Tra le sottovarianti la più diffusa è la Ba.5 (86,3%), seguita da Ba.2 (9,8%) e dalle ricombinanti omicron/omicron (3,6%). Sono i dati provenienti dalla “flash survey” condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. L’indagine si è avvalsa del contributo dei laboratori delle Regioni e Province Autonome, ai quali è stato chiesto di selezionare alcuni sottocampioni positivi e sequenziare il genoma del virus. In totale, hanno partecipato all’indagine tutte le amministrazioni e 98 laboratori regionali, più il Laboratorio di sanità militare, per un totale di 1.191 campioni.
I risultati, spiega una nota dell’Istituto superiore di sanità, evidenziano un nuovo aumento dei sequenziamenti di Bq.1.n (65% contro il 57,9% della precedente indagine). Bq.1.1 (Cerberus) si conferma stabile e maggioritario nel nostro Paese (36,7% vs 32.0% dell’indagine precedente).
Risulta invece al momento contenuto, anche se in crescita, il numero di sequenziamenti attribuibili al sotto-lignaggio XBB.1.5 (Kraken). Negli Usa ha mostrato una capacità di diffondersi assai maggiore delle altre varianti in circolazione, conseguenza a quanto risulta di un’elevata immuno-evasività e trasmissibilità. Al momento non ci sono evidenze correlabili a una maggior severità della malattia associata a XBB.1.5.
In accordo con quanto rilevato in altri Paesi europei, osserva infine l’Istituto superiore di sanità, si registra un aumento nella proporzione di sequenziamenti attribuibili al sotto-lignaggio Ch.1.1 (2,6% vs. 1% dell’indagine precedente), le cui principali caratteristiche sono oggetto di investigazione. «Stime preliminari condotte nel Regno Unito hanno evidenziato un vantaggio di crescita di Ch.1.1 rispetto al sotto-lignaggio attualmente predominante Bq.1.18».