La piramide demografica e il crescente impatto delle cronicità sulla popolazione anziana impongono un’inversione di marcia per garantire la salute dei cittadini e la tenuta del sistema sanitario. Come? Con un modello assistenziale fondato sulla prevenzione, a partire da quella vaccinale: influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster, virus respiratorio sinciziale e covid hanno un impatto altissimo sulle persone anziane in condizioni di fragilità e con comorbilità, che si traduce in ospedalizzazioni e decessi ma anche in disabilità gravi. È il messaggio che arriva dalla seconda edizione del Forum sulla prevenzione vaccinale dell’anziano e del fragile, organizzato da Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, che ha riunito al ministero della Salute stakeholder delle istituzioni, esperti della sanità, professionisti e operatori del settore.
«Negli ultimi decenni, l’aspettativa di vita ha raggiunto livelli altissimi, soprattutto per le donne, ma se l’invecchiamento non si accompagna a una buona qualità della vita, oltre a trascorrere l’ultima parte della nostra esistenza in condizioni di disabilità, rischiamo di costare troppo alle Casse dello Stato» ha commentato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva. «In Italia abbiamo quasi un milione di ultranovantenni: è evidente che per rendere sostenibile questo traguardo, dobbiamo fare in modo che gli anziani ci arrivino nella miglior buona salute possibile. Ciò significa adottare sani stili di vita e ricorrere alle strategie di prevenzione disponibili, a partire dalla vaccinazione che è l’unica fonte gratuita di longevità che ci offre la scienza per evitare la mortalità e la morbilità associate alle malattie infettive più temibili nell’anziano: influenza, polmonite pneumococcica, virus respiratorio sinciziale, herpes zoster».
Grande attenzione è stata posta al tema dell’esitazione vaccinale, rispetto al quale è stata ribadita la necessità di rafforzare la “buona” comunicazione, cioè che sia chiara, diretta, capillare e soprattutto univoca nei messaggi veicolati all’opinione pubblica. Ancora, gli esperti hanno condiviso l’urgenza di rimuovere alcuni ostacoli di tipo organizzativo che riguardano, per esempio, l’anagrafe vaccinale e l’impossibilità per gli operatori sanitari di accedere agli elenchi dei soggetti fragili verso i quali la vaccinazione è raccomandata. Aspetto, quest’ultimo, fondamentale nell’ottica di potenziare la chiamata vaccinale attiva e realizzare quella medicina d’iniziativa che rappresenta il pilastro di un servizio sanitario che punta sulla prevenzione e la promozione della salute.
Durante i lavori del Forum di Italia Longeva è emerso anche l’importante ruolo dei vaccini per combattere l’antimicrobico-resistenza, un problema prioritario di sanità pubblica che riguarda da vicino gli anziani, più esposti all’aggressione di agenti patogeni in virtù della loro condizione di fragilità. Tra le esperienze di punta portate all’attenzione della platea, la sperimentazione lombarda della vaccinazione antipneumococcica in Lombardia, partita nei giorni scorsi in due Ats della Regione (Brianza e Val Padana). A riportare contenuti e obiettivi del progetto la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca, che ha espresso la soddisfazione delle farmacie per questa importante sperimentazione. «Si tratta di una preziosa opportunità» ha detto «che va incontro alle esigenze di salute dei nostri utenti anziani e contribuisce a rendere sempre più concreto quel modello di assistenza di prossimità imprescindibile per il futuro del nostro Servizio Sanitario. L’auspicio è di poter passare presto da questa prima fase pilota a un’estensione del progetto a livello dell’intera regione, in modo che possano beneficiarne tutti i cittadini lombardi potenzialmente interessati».