«Medici di famiglia e farmacie del territorio devono riappropriarsi della gestione del farmaco innovativo per assolvere il debito etico che hanno nei confronti del paziente, che dovrebbe trovare il medicinali il più vicino possibile a casa sua anziché al termine di un lungo percorso a ostacoli». Sono le parole con cui Silvestro Scotti (foto), segretario nazionale della Fimmg, riassume a FPress la rivendicazione che i medici di famiglia hanno lanciato alla politica dal palco del suo 75esimo Congresso nazionale, in corso a Cagliari fino a sabato: basta con la burocrazia, basta con il parossistico ricorso a piani terapeutici che di fatto servono soltanto a emarginare la medicina del territorio dalla prescrizione dei farmaci più recenti. «Abbiamo chiesto a gran voce dati sull’appropriatezza prescrittiva di questi piani terapeutici» ha detto Scotti nella relazione presentata ieri al Congresso «dati sulla sicurezza, sull’uso di questi farmaci, sui motivi di queste limitazioni prescrittive. Non ne hanno forniti e a questo punto siamo convinti che tali informazioni non siano disponobili. Possibile che nessuno si sia preoccupato di organizzarne la raccolta e la valutazione? Possibile che non ci siano evidenze sull’appropriatezza specialistica, sulla sicurezza di tali cure e sul loro andamento nel tempo?».
Dati o non dati, la misura è colma e la pazienza dei medici generalisti esaurita. « Nell’ultimo anno» ha proseguito Scotti «abbiamo lavorato con l’ex direttore generale dell’Aifa, Mario Melazzini, per chiarire la nostra posizione rispetto a un abuso che si è fatto in questo Paese di piani terapeutici a prescrizione esclusivamente specialistica. Vogliamo essere liberati da orpelli burocratici che offendono l’intera professione, perché limitare i medici anche di una sola categoria, significa limitare l’essere medico».