Ma le lampade Uv sono efficaci contro covid oppure prevalgono i rischi per le persone? E’ il dubbio che sorge a mettere assieme un comunicato diffuso tre giorni fa dal ministero della Salute e l’articolo pubblicato ieri dal Corriere della Sera sulle ultime evidenze provenienti dalla ricerca. Il quotidiano, in particolare, cita l’indagine che sta conducendo un team di medici e astrofisici dell’università degli Studi di Milano, dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell’Istituto nazionale dei tumori: i primi risultati dicono che anche una piccola dose di raggi Uvc inattiva in pochi secondi la carica virale di covid; effetti simili sembrerebbero averli anche i raggi Uva e Uvb (che al contrario dei primi non sono schermati dall’atmosfera e quindi raggiungono la superficie terrestre) ma – spiega al Corriere Mario Clerici, prima firma della ricerca e ordinario di Immunologia all’Università di Milano – i dati devono ancora essere assemblati e quindi non sono disponibili per la comunità scientifica.
Soltanto due giorni prima, però, il Ministero aveva pubblicato sul proprio sito una nota nella quale si afferma l’esatto contrario, e cioè che «le lampade a luce Uv non sono efficaci per combattere il coronavirus». L’avvertenza discende dall’ultimo rapporto dell’Unione europea sui prodotti contraffatti in circolazione nel Mercato unico: tra gli articoli segnalati per la loro pericolosità c’è un modello di lampada Uv che vanta proprietà anti-covid e il dicastero approfitta della circostanza per ricordare che questo tipo di prodotti, «oltre a presentare potenziali rischi per la salute, risulta anche inefficace e induce nelle persone che li usano un falso senso di sicurezza rispetto all’eliminazione di virus, batteri e altri microrganismi».
L’articolo del Corriere rigira l’intervento del Ministero a Clerici, che commenta: «Al momento l’utilizzo di lampade è suggerito per la disinfezione di ambienti e oggetti. La luce solare è un’altra cosa. Le lampade che abbiamo attualmente a disposizione, sfruttando i nostri dati, possono già essere usate per eliminare il virus negli ambienti chiusi. Per esempio, per disinfettare le aule in breve tempo, prima dell’ingresso degli studenti, stiamo cercando di progettare lampade con lunghezze d’onda che eliminino qualunque tipo di potenziale tossicità per l’uomo».
Dunque, parrebbe di dedurre, va bene disinfettare gli ambienti con lampade Uv ma solo se non ci sono persone all’interno. E l’Istituto superiore di sanità, in un rapporto di un paio di mesi fa, scrive che «i sistemi tradizionali con lampade Uvc installate a parete o a soffitto, che generano luce in assenza di protezione, rappresentano un potenziale pericolo: la radiazione nell’intervallo 180 nm-280 nm è in grado di produrre gravi danni a occhi e cute ed è un cancerogeno certo per l’uomo. Studi recenti hanno evidenziato che esistono specifiche lunghezze d’onda in grado di inattivare efficacemente patogeni batterici e virali senza provocare citotossicità o mutagenicità alle cellule umane».