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Legge sulla concorrenza, il Corriere della Sera: nel mirino gli equivalenti

27 Luglio 2021

Il governo Draghi risfodera la Legge annuale sulla concorrenza – come il premier aveva annunciato a febbraio nel discorso d’insediamento al Senato – e nel mirino finisce il mercato dei farmaci, per il quale l’Antitrust chiede più competizione tra branded ed equivalenti. E’ l’anticipazione fornita ieri dall’inserto economico del Corriere della Sera, che in un articolo firmato da Ferruccio De Bortoli dà per imminente (entro fine mese) la presentazione di un nuovo ddl sulle liberalizzazioni, il secondo dopo quello del governo Renzi del 2015 che due anni divenne la Legge 124/2017.

Nel nuovo disegno di legge, scrive il Corriere, «si andrà presumibilmente verso un’ulteriore liberalizzazione nella vendita dei farmaci (non solo generici ma anche biosimilari)». Il quotidiano milanese non ne fa riferimento, ma questo era l’orientamento espresso a marzo dall’Antitrust nel pacchetto di proposte inviato alla presidenza del Consiglio (su invito dello stesso Mario Draghi) proprio per preparare la nuova Legge sulla concorrenza.

In quella segnalazione, l’Autorità garante del mercato suggeriva l’abolizione «dell’obbligo, per l’allestitore di preparati galenici, di realizzare in via autonoma il principio attivo necessario al preparato, quando il farmaco prodotto industrialmente risulta coperto da brevetto». Seguiva la proposta di abrogare l’obbligo in capo ai distributori di detenere almeno il 90% dei farmaci del prontuario Ssn, che oggi comporta per i grossisti «un livello di rigidità operativa che impedisce forme più efficienti e flessibili di organizzazione imprenditoriale». E chiudevano una serie di misure dirette ad agevolare le gare di acquisto per principi attivi così come snellire le tempistiche di registrazione dei nuovi generici.

Ai più attenti poi non è sfuggito l’ampio spazio che dedicava ai generici l’ultimo Rapporto Osmed, presentato dall’Aifa la settimana scorsa. Tra dati e tabelle, c’era un grafico che collocava l’Italia agli ultimi posti in Europa per incidenza degli off patent sulla spesa farmaceutica territoriale (rispetto a originator e co-marketing, vedi sotto).

 

 

Un’altra tabella, invece, dava conto delle enormi differenze che a livello regionale caratterizzano il consumo di equivalenti, con diverse aree del Sud dove originator e farmaci copia sono ancora prevalenti nei consumi.

 

 

E qui spunta il paradosso che la stessa Aifa non ha mancato di fotografare nel proprio Rapporto: le Regioni dove il reddito procapite medio è più basso, sono quelle dove gli assistiti spendono di più per coprire la differenza tra quota di rimborso e prezzo dell’equivalente dispensato. In altri termini, c’è più spesa privata dove la ricchezza media è inferiore. A un economista come Mario Draghi, che crede nella concorrenza come strumento per ridurre le disuguaglianze di mercato, questa parte non sarà sfuggita.