Per assicurare l’accesso al farmaco nelle zone più disagiate del Paese, il M5S propone la «farmacia virtuale», cioè una piattaforma o un portale web per la distribuzione di «medicinali assegnati direttamente dalla Regione o dall’Asl». La proposta, a dir poco abbozzata, arriva da uno degli oltre 1.300 emendamenti al decreto Crescita presentati l’altro giorno in commissione Bilancio della Camera. Il primo firmatario è Giorgio Trizzino, il deputato cinquestelle distintosi in questi mesi per i suoi ripetuti tentativi di riscrivere le norme sul capitale in farmacia per riservare ai farmacisti la maggioranza della proprietà.
Qui, però, non è ben chiaro quale sia l’intento: di fatto l’emendamento sembra proporre una sorta di farmacia online della distribuzione diretta (si parla infatti di medicinali forniti dalla Regione o dall’Asl), ma non si capisce chi poi dovrà recapitare i farmaci (Amazon? Le Poste?) e soprattutto dove si fermerà il servizio. Come si sa, l’online non ha confini e se qualche Regione dovesse scoprire che con la “farmacia virtuale” la diretta può arrivare dappertutto, sarebbero dolori.
A soppesare l’emendamento, in particolare, viene in mente il caso di Huffenhardt, il paesino tedesco dove due anni fa DocMorris (la nota farmacia online olandese) aveva aperto una sorta di dispensario “a distanza”: un locale tipo bancomat, uno schermo per collegarsi in videochat con un farmacista in Olanda e infine un terminale dove il cliente poteva inserire la ricetta e ritirare i farmaci, prelevati dal magazzino automatizzato nel retro. Alcune sentenze della magistratura costrinsero il gruppo olandese a chiudere il “teledispensario”, ma va considerato il fatto che DocMorris scelse Huffenhardt perché in quella zona mancavano farmacie tradizionali, in sostanza era una zona disagiata come da definizione dell’emendamento Trizzino.
Dello stesso esponente pentastellato, poi, è anche un altro emendamento al decreto Crescita, che rinnova i tentativi del M5S di correggere le disposizioni della Legge sulla concorrenza in tema di catene. Messa da parte l’idea del tetto minimo del 51% per i soci farmacisti (l’ultima proposta di Trizzino, agganciata al decreto Calabria, era stata bocciata in commissione Affari sociali soltanto l’altro ieri) ora l’obiettivo è quello di irrigidire il tetto che nella 124/2017 limita il numero di farmacie controllabili da ciascuna catena: il nuovo emendamento in particolare, fissa una soglia del 5% a livello comunale e una del 10% a livello nazionale. Le società (cooperative comprese) che già oggi superano tali soglie, avranno 36 mesi di tempo dall’entrata in vigore della disposizione per adeguarsi. L’esame degli emendamenti dovrebbe cominciare dalla prossima settimana.