I due miliardi di euro messi sul tavolo dal Governo per rifinanziare il Fondo sanitario 2022 rischiano di rivelarsi insufficienti, considerati i disavanzi con cui molte Regioni dovrebbero chiudere l’esercizio di quest’anno a causa della pandemia. E’ l’allarme lanciato da Davide Carlo Caparini (foto), coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e assessore alle Finanze della Lombardia, nel corso dell’audizione organizzata ieri davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera. Tra Governo e Regioni, ha premesso, si è instaurato un dialogo costante e produttivo che invita a «proseguire il confronto per riqualificare la spesa corrente, sostenere i servizi che fanno riferimento ai livelli essenziali di assistenza e rispettare gli equilibri di bilancio».
Tuttavia, ha continuato Caparini, rimangono alcune preoccupazioni legate alle criticità del Fondo sanitario 2022: in particolare, «resta da capire se l’incremento di 2 miliardi sia adeguato rispetto alle spese già indicate e se consentirà di mantenere gli equilibri dei sistemi sanitari regionali in relazione alla chiusura dell’esercizio 2021, all’andamento della pandemia nel 2022 e ai costi dei rinnovi contrattuali».
Tali preoccupazioni, ha osservato l’assessore lombardo, sono giustificate perché «le Regioni stanno registrando uno scostamento sulla spesa sanitaria a causa del protrarsi dell’emergenza covid anche nell’anno 2021». Secondo le stime delle Regioni, poi, i due miliardi di rifinanziamento messi sul piatto dal Governo verrebbero già interamente assorbiti dai costi derivanti dalla stabilizzazione del personale precario, dall’aggiornamento del tetto sulla spesa farmaceutica per acquisti diretti (185 milioni, vedi tabella sotto), dai nuovi Lea, dal fabbisogno aggiuntivo per il personale della medicina territoriale (da Pnrr) e altro ancora.
Di conseguenza, come già evidenziato in un recente incontro con i capigruppo di Senato e Camera, i governatori ribadiscono l’urgenza di interventi che «rafforzino ulteriormente la flessibilità nell’utilizzo delle risorse emergenziali messe a disposizione di ogni singola Regione superando i vincoli, le priorità e le limitazioni poste della normativa emergenziale, stante il perdurare nel 2021 di una fase eccezionale e non di una gestione ordinaria della Sanità». Infine, è indispensabile «un finanziamento eccezionale per l’anno 2021 al fine di salvaguardare gli equilibri del sistema sanitario nazionale per garantire un livello di finanziamento corrispondente alla tipologia ed al volume degli interventi emergenziali e di ripresa delle attività ordinarie».