Lo Snami, il secondo sindacato della medicina generale per rappresentatività, ha dichiarato lo sttao di agitazione contro i progetto di riorganizzazione delle cure primarie che prevedono aggregazioni complesse e accorpamenti degli studi. «Non possiamo accettare un sistema che impone ai medici di medicina generale e ai pediatri di stare attivi sette giorni su sette» dichiara in una nota il presidente nazionale, Angelo Testa «senza alcuna possibilità di sostituzione, con alternanza articolata dell’apertura degli studi o presso la sede di riferimento dell’Aft. In aggiunta, medici e pediatri dovrebbero farsi carico, nel caso serva un consulto specialistico, di programmare e comunicare direttamente all’assistito il riferimento e la tempistica della prestazione, attivando le procedure di tipo burocratico disposte dall’azienda».
In sostanza, è a rischio la sopravvivenza «di un’intera categoria, quella più esposta nel territorio e che ha già patito il peso enorme della pandemia». Il sindacato, di conseguenza, ribadisce le richieste già portate in passato ai tavoli negoziali: autocertificazione per i primi tre giorni di malattia, rinuncia all’apertura delle Case di comunità e degli ospedali di comunità, lotta alla burocrazia asfissiante e al sovramansionamento, abolizione delle note Aifa e dei Piani terapeutici, aumento del massimale a 1.800 assistiti, eliminazione di tutte le incompatibilità a carico dei medici di mg.
«Senza risposte concrete» conclude Testa «le proteste della categoria andranno avanti a tutela dei medici e dei cittadini, che subiscono una sanità cronicamente sottofinanziata».