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Nota 100, report Aifa: in 18 mesi spesa Ssn cresciuta del 16%

11 Dicembre 2023

In vigore dalla fine di gennaio 2022, la nota 100 sulla prescrivibilità dei farmaci per il diabete mellito di tipo 2 ha determinato nei primi 18 mesi di applicazione un incremento del 54% del consumo medio mensile in ddd delle molecole interessate (inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1, inibitori del DPP4 e loro associazioni) e un aumento della spesa Ssn, anche questa mensile, pari al 16%. È quanto riferisce il report pubblicato la settimana scorsa dall’Aifa per fare il punto sugli effetti della nota limitativa, che dall’inizio dell’anno scorso ha autorizzato la prescrizione dei farmaci delle tre categorie da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti Ssn non operanti nelle strutture dedicate.

I tecnici, dell’Agenzia, in particolare, hanno considerato i primi 18 mesi di applicazione della nota (da febbraio 2022 a luglio 2023), i 18 mesi precedenti (luglio 2020 dicembre 2021) e i 18 ancora antecedenti (gennaio 2019 giugno 2020), mettendo a confronto i farmaci ricompresi nella nota 100 (SGLT2i, GLP1-RA, DPP4i, loro associazioni precostituite) con gli altri antidiabetici (metformina, pioglitazone, acarbosio, sulfaniluree, repaglinide, insuline). Risultato: nel 2022, i medicinali in nota hanno generato un media il 26% dei consumi e più della metà della spesa (63%) dell’intera categoria Atc A10; nel periodo gennaio-luglio 2023 hanno rappresentato rispettivamente il 32% dei consumi e il 69% della spesa.

Il numero dei pazienti in trattamento, è dunque la prima conclusione cui giunge il report, appare in lieve aumento, verosimilmente «per il recupero di casi precedentemente non diagnosticati a causa dell’emergenza covid e per la rimborsabilità degli SGLT2i in altre indicazioni». È anche evidente, continua l’Aifa, «uno spostamento dell’utilizzo dei farmaci da quelli non in nota a quelli in nota, in particolare verso SGLT2i e GLP1-RA, mentre resta stabile l’utilizzo dei DPP4i». Quanto all’incremento della spesa, la causa va individuata «nella preferenza per farmaci a costo più elevato», anche se l’incremento dei consumi è stato contenuto da rinegoziazioni sui prezzi che hanno abbassato dell’8% il costo medio mensile per confezione. In ogni caso, è l’ultimo appunto del report, andranno «individuate strategie diversificate per garantire la sostenibilità» della spesa.