In nove mesi di applicazione, la nota 96 dell’Aifa che limita la prescrizione a carico del Ssn dei farmaci per il trattamento delle carenze di vitamina D ha ridotto di oltre il 30% il loro consumo, in termini di spesa e di volumi. Lo scrive la stessa Agenzia del farmaco in un comunicato che traccia un primo bilancio della disposizione: nel periodo che va dal novembre 2019 al luglio scorso, in sintesi, la spesa sostenuta dal Servizio sanitario per questi medicinali si è ridotta in media di 9,8 milioni di euro al mese, senza che si siano osservati incrementi significativi di consumi e spesa in altre categorie analoghe ma non interessate dalla limitazione.
Con la nota 96, pubblicata il 28 ottobre 2019, l’Agenzia ha ridefinito le condizioni per la prescrizione a carico del Ssn di colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo nella prevenzione e trattamento delle carenze di vitamina D nella popolazione adulta. La nota, in particolare, ammette l’erogazione rimborsata soltanto in alcuni specifici scenari clinici:
– persone con livelli sierici di 25OHD < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate);
– persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D;
– persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia (le terapie remineralizzanti dovrebbero essere iniziate dopo la correzione della ipovitaminosi D);
– una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D;
– malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto.