Per contrastare carenze e forniture a singhiozzo dei medicinali, l’Europa caldeggia ricette diametralmente opposte a quelle adottate di recente dalla Germania, che aveva individuato nei prezzi troppo bassi di alcune categorie di farmaci e nelle gare d’acquisto al massimo ribasso una delle cause principali di tensioni e rotture di stock. È l’indicazione che arriva dalla proposta di direttiva e regolamento presentate ieri dalla Commissione Ue, con l’intenzione di riscrivere la legislazione farmaceutica dell’Unione, vecchia ormai di vent’anni.
Nel documento presentato ieri, che ora va all’esame del Parlamento e del Consiglio d’Europa, spicca infatti la proposta di ridurre da dieci anni a otto (dodici per gli innovativi) la protezione brevettuale sui farmaci. L’obiettivo, come spiega Bruxelles, è quello di rendere «i medicinali più disponibili, accessibili e convenienti, sostenere l’innovazione e rafforzare la competitività e l’attrattiva dell’industria farmaceutica europea».
In soldoni, l’idea della Commissione è che per contrastare le carenze vada agevolata la produzione di generici e incentivata la concorrenza sui prezzi, per accrescere l’accessibilità da parte dei pazienti. Esattamente il contrario di quanto sta facendo la Germania, che per contrastare le indisponibilità ha varato un pacchetto di interventi diretto invece a sostenere i prezzi di alcune categorie di farmaci e ridurre gli sconti contrattati delle casse mutua nelle loro gare di acquisto.
La proposta si è subito guadagnata l’ostilità dell’industria farmaceutica europea, anche se sono previste alcune deroghe: in particolare, la copertura brevettuale potrà essere prolungata se l’azienda produttrice proporrà i suoi prodotti in tutti i Paesi dell’Unione anziché soltanto in alcuni, se il nuovo farmaco risponde a necessità terapeutiche finora insoddisfatte o infine se a sostenere il nuovo prodotto sono sperimentazioni cliniche comparative o per nuove indicazioni.
All’industria però non basta. Come ha dichiarato l’Efpia, l’associazione europea delle imprese farmaceutiche, «l’impatto delle proposte, nella loro forma attuale, mette a rischio la competitività europea, indebolisce l’attrattiva degli investimenti nell’innovazione e ostacola la scienza, la ricerca e lo sviluppo in Europa». Ma la contrapposizione non è soltanto tra industria e Commissione Ue, anche tra gli Stati membri c’è una linea di demarcazione che ricalca la stessa contrapposizione: da una parte Stati come l’Italia e la Germania, che dispongono di un’industria farmaceutica avanzata e non condividono le proposte della Commissione (a fine marzo Roma ha anche presentato un position paper al riguardo), dall’altro Paesi come Austria e Olanda che invece mettono in cima alle loro preoccupazioni prezzi e competitività del settore (anche per le ricadute sui costi dei loro sistemi sanitari).
Tra gli altri obiettivi della nuova legislazione, la tutela ambientale e la lotta alle microbicoresistenze. Ma è ovvio che al centro del dibattito ci sono le nuove regole sulla tutela brevettuale.