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Obbligo vaccino, Consulta: norma né irragionevole né sproporzionata

2 Dicembre 2022

Non sono «irragionevoli né sproporzionate» le scelte sull’obbligo vaccinale degli operatori sanitari adottate dal legislatore nel periodo pandemico. Sono infondate, inoltre, le questioni di legittimità costituzionale sollevate a proposito delle norme che, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale, escludono «la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso», che si tratti di personale sanitario o scolastico. È quanto ha deciso la Corte costituzionale sui ricorsi presentati in questi mesi da cinque tribunali (Brescia, Catania, Padova, Tar della Lombardia e Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia) contro i decreti 44/2021, 76/2021 e 24/2022 che imponevano agli operatori sanitari la vaccinazione contro covid, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione. L’obbligo avrebbe dovuto restare in vigore sino al prossimo 31 dicembre, ma con il decreto 162/2022 il governo Meloni ha anticipato la scadenza della misura al primo novembre scorso.

Le questioni di illegittimità costituzionale portate davanti alla consulta, in sintesi, rimproveravano al legislatore che non fosse stata prevista la possibilità, per i non vaccinati, di essere destinati a mansioni che non prevedessero il contatto con il pubblico; che l’obbligo vaccinale riguardasse anche chi lavorasse a distanza e infine che non fossero fornite ai vaccinandi garanzie sufficienti sull’assenza di effetti collaterali.

Come riporta il comunicato stampa diffuso ieri dalla Corte costituzionale – che rilascerà il testo scrtito della sentenza nelle prossime settimane – le norme impugnate non sono né irragionevoli né sproporzionate. Inoltre, è «inammissibile per ragioni processuali» la questione di illegittimità relativa alla norma che impone l’obbligo vaccinale anche quando l’attività non implica contatti interpersonali.

Come ricorda in un comunicato l’Ansa, dovrebbe cominciare a essere inviato da oggi il grosso delle sanzioni (valore complessivo due milioni di euro) previste dalla legge per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale. Si tratta di professori, operatori sanitari, forze dell’ordine e over 50 che dovranno pagare multe pari a 100 euro a testa. L’avversione al vaccino è stata più forte in alcune regioni: la maglia nera in termini di multe ai no vax over 50 va al Friuli Venezia Giulia, seguito dalla Calabria e dall’Abruzzo. Mentre tra i territori più virtuosi ci sono Puglia, Lazio, Toscana e Molise, con percentuali delle persone che si sono vaccinate almeno con due dosi che superano il 90% nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni.