Nel secondo trimestre l’Italia dovrebbe ricevere 52 milioni di vaccini, oltre il triplo di quelli pianificati per il primo. Ci sono quindi i numeri per impostare una strategia vaccinale su criteri paralleli di priorità, uno per fasce d’età e l’altro per categorie. E’ il principio che ispira il nuovo Piano nazionale per la vaccinazione contro covid, che il Governo dovrebbe presentare oggi alla Conferenza unificata (Stato-Regioni-Autonomie locali). «Sulla base delle analisi condotte negli studi scientifici sinora disponibili» recita il documento «l’età e la presenza di condizioni patologiche rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per Covid-19. Inoltre, vengono considerati prioritari alcuni servizi e setting a rischio».
Da tale premessa discende quindi la suddivisione in fasce di priorità:
– Categoria 1. Elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave);
– Categoria 2: Persone di età compresa tra 70 e 79 anni;
– Categoria 3: Persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni;
– Categoria 4: Persone con comorbidità di età <60 anni, senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili;
– Categoria 5: Resto della popolazione di età <60 anni.
Fatte salve le disponibilità di dosi e le esigenze logistico-organizzative, prosegue il Piano, sarà quindi possibile procedere con la vaccinazione progressiva degli over 80 e dei soggetti con elevata fragilità, dei 70-79enni e dei 60-69enni. E, in parallelo, completare la profilassi delle categorie ricomprese nella fase 1, «promuovendo la vaccinazione nei soggetti che non hanno ancora aderito alla campagna e avendo cura di includere, nel personale sanitario e sociosanitario, tutti i soggetti che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie» e del personale docente e non docente, scolastico e universitario, delle Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, dei servizi penitenziari e altre comunità residenziali.
Qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, continua il Piano, sarà possibile anche «vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione».