Il parere degli assessori alla Salute che chiede di aprire la sperimentazione della farmacia dei servizi a tutte le regioni, e non alle nove soltanto indicate nella bozza di decreto del Ministero, rappresenta per i farmacisti titolari di tutta Italia «un’ottima notizia». Ne è convinto Alfredo Orlandi, segretario di Federfarma Abruzzo, che non ha mai digerito le disposizioni della Manovra sulla sperimentazione a nove.
Allora Orlandi, soddisfatto per la posizione degli assessori?
Più che soddisfatto. C’è solo da attendere che la Conferenza delle Regioni prima e poi la Stato-Regioni dopo (entrambe si devono riunire oggi, ndr) confermino il parere.
Cos’è che non le andava nella bozza di decreto?
Le stesse cose che hanno convinto gli assessori a chiedere l’allargamento della sperimentazione a tutte le regioni: ammetterne soltanto nove e concedere a queste un finanziamento di 36 milioni in tre anni, avrebbe significato creare sperequazioni e diseguaglianze ingiustificabili. Abruzzesi o marchigiani non hanno lo stesso diritto di laziali e pugliesi a una farmacia che eroga servizi di prossimità sul territorio? E ancora, perché ammettere soltanto due (Umbria e Lazio, ndr) delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016-2017? Ci sono piccole farmacie in grave difficoltà anche in Abruzzo e Marche, farmacie che dalla sperimentazione dei servizi avrebbero tratto beneficio assicurando al contempo alle comunità locali, ancora impegnate nella ricostruzione, prestazioni aggiuntive quanto mai opportune.
Insomma non si dovrebbe dimenticare che la farmacia dei servizi è un’opportunità innanzitutto per le farmacie rurali…
Ricordo le recenti stime di alcuni commercialisti francesi secondo i quali nel giro di pochi anni più di 5mila farmacie transalpine sono a rischio chiusura. La stessa minaccia incombe sulle nostre farmacie rurali, per questo dico che la questione non riguarda chi sta dentro la sperimentazione o fuori, ma quali farmacie hanno più bisogno di aiuto per preservare la loro sostenibilità».