Nel 2024 il valore dei pagamenti digitali in Italia ha raggiunto i 471 miliardi di euro, oltre il triplo rispetto a dieci anni fa. È uno dei principali dati emersi dalla presentazione del X Rapporto della Community Cashless Society, che si è svolta ieri a Cernobbio (Como) su iniziativa di The European House – Ambrosetti. L’indagine misura la diffusione dei pagamenti elettronici nel nostro Paese e i progressi verso una società meno dipendente dal contante.
Secondo il rapporto, i pagamenti cashless rappresentano oggi più del 40% dei consumi delle famiglie italiane, contro il 17% del 2015. Merito dell’aumento dell’offerta – mobile e wearable payment in primis – e di una serie di politiche pro-cashless che hanno favorito l’adozione delle transazioni digitali. A beneficiarne è anche l’intera filiera industriale, che nel 2023 ha generato un fatturato di 16,8 miliardi di euro (+105% sul 2014) e dato lavoro a oltre 34mila persone.
Tuttavia, l’Italia continua a occupare posizioni basse nei principali indicatori europei. Nel Cashless Society Index 2025, il nostro Paese è al 20° posto su 27, ben lontano da Spagna (10°), Germania (11°) e Francia (16°). E anche se nel Cash Intensity Index l’Italia è uscita per la prima volta dal gruppo delle 30 peggiori economie (oggi è 31ª), resta ancora sopra la media europea. Pesano l’elevata economia sommersa – 201,6 miliardi di euro nel 2022 – e il VAT gap più alto d’Europa (16,3 miliardi di euro, pari al 18,3% del totale UE).
Sul fronte ambientale, una transazione digitale inquina il 72,4% in meno rispetto a una in contanti. Tra il 2015 e il 2023, i pagamenti elettronici hanno evitato l’emissione di oltre 254 milioni di kg di Co₂. Per amplificare l’impatto positivo, la Community propone la dematerializzazione dello scontrino cartaceo anche per i commercianti sotto i 400mila euro di fatturato.
«In dieci anni» ha dichiarato Valerio De Molli, ceo di Teha Group e The European House – Ambrosetti «abbiamo contribuito a triplicare il valore dei pagamenti digitali e raddoppiare il fatturato del settore. Ma restano alcune criticità su cui lavorare, tra le quali economia sommersa e posizionamento dell’Italia nei nostri indici. Tuttavia, i risultati fin qui ottenuti dimostrano che la direzione intrapresa è quella giusta».