L’inchiesta dei Nas che l’altro ieri a Milano ha portato all’arresto di 13 persone, accusate di avere rivenduto illegalmente medicinali ospedalieri con l’appoggio di un deposito farmaceutico appartenente all’ex titolare di una farmacia del centro città, ripropone con forza la questione dei controlli sui requisiti delle imprese autorizzate a svolgere distribuzione all’ingrosso. E’ quanto sostiene il presidente di Adf, Mauro Giombini, in una nota diffusa ieri dall’Associazione distributori: «Di regole siamo pieni, è noto che in Italia si legifera più che altrove» dice Giombini «il problema sta nella loro applicazione, spesso approssimativa. La legge 219 richiede requisiti stringenti per autorizzare l’attività di grossista di farmaci, ma alcune Regioni sono “generose” nelle concessioni e hanno fatto nascere una categoria spuria di farmacista/pseudo-grossista».
L’Adf, prosegue il comunicato, è in prima linea contro il crimine farmaceutico sin dai tempi della partecipazione alla task-force Impact Italia coordinata dall’Aifa, ha collaborato poi con la Commissione d’inchiesta parlamentare sulla contraffazione ed è sempre disponibile a fornire il proprio contributo nell’interesse dell’integrità del canale farmacia e del servizio efficiente e sicuro per il cittadino.
Dello stesso avviso il presidente nazionale di Federfarma, Marco Cossolo, che ieri in un’intervista a Filodiretto, la newsletter della Federazione, aveva sostenuto la necessità di «rivedere la norma del d.lgs 219/2006 che consente alle farmacie di ottenere l’autorizzazione per fare distribuzione intermedia, perché certe forme di liberalizzazione possono produrre effetti dannosi per lo Stato e per il cittadino». Una linea che la Federazione ha imboccato nella precedente presidenza, come ricorda la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca: «Nel 2015 dichiarammo “tolleranza zero” nei confronti delle imprese che chiedevano l’autorizzazione regionale soltanto per fare parallel trade e iniziammo a esercitare crescente pressione sulle istituzioni perché i permessi fossero concessi con maggiore parsimonia e le ispezioni in magazzini e depositi fossero più severe. In particolare, la richiesta era che fosse verificato il rispetto di tutti i requisiti imposti dalla 219/2006 ai distributori, un punto poi ripreso dal protocollo sulle carenze che nel settembre 2016 firmammo con Aifa e filiera. Grazie a quell’accordo siamo riusciti a sensibilizzare sul tema diverse amministrazioni regionali, che ora mostrano ancora più rigore nei controlli. C’è ancora molto da fare, ma questa è l’unica strada percorribile».