Frequentano Dr. Google ma si fidano dei medici e dei farmacisti. E sono aperti alle nuove tecnologie sanitarie, così come si dimostrano ottimisti sui miglioramenti che il progresso scientifico può apportare alle cure delle malattie. E’ la fotografia degli italiani così come scaturisce dalla ricerca condotta da Kantar Health per il gruppo farmaceutico tedesco Stada su 18mila persone di nove Paesi (Belgio, Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Russia, Serbia, Spagna e Italia). Duemila i connazionali intervistati, che in materia di salute e progresso mostrano un ottimismo superiore alla media e paragonabile soltanto a quello degli spagnoli: quasi 6 italiani su 10 (il 58%) mostrano fiducia verso le nuove tecnologie, la media europea di ferma al 53%. E’ un sentimento «latino» spiega Enrique Häusermann, amministratore delegato di Eg (farmaci equivalenti) e Crinos spa (farmaci a marchio), entrambe società del gruppo Stada «viene molto dal tipo di cultura, dall’ambiente e da come le persone si confrontano con gli altri» e con l’idea di futuro.
Restano significative aree di disinformazione: il 90% degli italiani intervistati dice di conoscere «perfettamente» gli equivalenti (63% la media europea) ma solo il 12% sa cosa sono biofarmaceutici e biosimilari, che oltre un quinto (22%) considera «farmaci a base di piante con etichetta bio».
Il 71% degli italiani considera medico o il farmacista il principale referente con cui parlare di salute. E’ a loro che il 49% si rivolge ai primi sintomi di malattia. In particolare, chiede suggerimenti al farmacista in caso di malessere non grave circa un terzo degli intervistati (32%, contro una media europea del 19%), mentre un altro terzo ha già le idee chiare su quale trattamento scegliere. Il farmacista si conferma anche il riferimento primario per il 58% dei connazionali (il dato europeo è del 39%) in caso di acquisto di un nuovo medicinale: «Una dimostrazione dell’importanza che gli italiani attribuiscono all’aspetto consulenziale, una delle ragioni che li porta a preferire l’acquisto in farmacia (78%), ricorrendo in misura limitata alle proposte online».
In generale gli abitanti della Penisola continuano ad avere fiducia nella medicina convenzionale: ben due terzi, infatti, sottolineano come sia particolarmente importante la spiegazione dettagliata e approfondita che il medico può dare durante la visita. Una relazione che la tecnologia potrebbe però rivoluzionare: la metà degli intervistati, soprattutto i più giovani, dice di poter valutare la possibilità di essere curato via webcam per una malattia minore; mentre il 66% sarebbe disponibile a farsi operare con l’ausilio della chirurgia robotica, un’apertura che a sorpresa è superiore tra le persone più anziane. Solo il 29%, invece, ricorre all’utilizzo di app per la salute o dispositivi indossabili per il fitness.
Dalla ricerca, infine, emerge una particolare sensibilità alla prevenzione: circa la metà degli italiani dichiara di sottoporsi ai test di screening per i tumori del seno, della pelle, del colon o della prostata, e la maggioranza cerca di condurre uno stile di vita sano praticando esercizio fisico (51%) e provando a seguire una dieta nutrizionalmente corretta (61%). A tavola gli abitanti del Belpaese si dimostrano i più attenti in Europa alla qualità dei cibi, tanto che il 79% (contro una media del 59%) cucina pasti freschi ogni giorno. «In un contesto globale che vede l’assistenza sanitaria orientata verso un’offerta sempre più individuale, predittiva e adattiva» conclude Häusermann «diventa sempre più importante, anche in Italia, approfondire le conoscenze in tema di salute perché le sfide da affrontare sono particolarmente complesse se si desidera operare al meglio per offrire agli italiani un invecchiamento in salute».