Calano da 1.350 a 1.038 le Case di comunità in programma con il Pnrr, da 381 a 307 gli Ospedali di comunità e da 600 a 480 le Centrali operative territoriali. È l’effetto delle modifiche al Piano italiano approvate la settimana scorsa da Bruxelles su proposta del nostro Governo, che ha motivato il ridimensionamento di alcuni obiettivi con l’aumento dei costi o dei tempi di attuazione, oppure ritardi nelle forniture e difficoltà legate all’approvvigionamento delle materie prime.
Tra i progetti rivisti, come riassume la Fondazione Gimbe in un’analisi diffusa ieri, c’è la Missione 6. Componente 1, relativa a reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Sulla base dei nuovi obiettivi ufficializzati dall’Ue con l’accoglimento delle richieste italiane, è la stima della Fondazione, rispetto al Piano iniziale vengono a mancare 312 Case di comunità, 120 Centrali operative territoriali e 74 Ospedali di comunità. I criteri con cui verranno individuati i progetti da tagliare e la loro distribuzione regionale, osserva Gimbe, non sono al momento noti, ma «se ad essere espunte saranno le strutture da realizzare ex novo, finiranno per essere penalizzate prevalentemente le Regioni del Centro-Sud».
La proposta italiana, continua l’analisi della Fondazione, promette di rifinanziare le strutture defalcate con le risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico (articolo 20 della legge 67/1988) che non sono state spese dalle Regioni. «Tuttavia» precisa Nino Cartabellotta, presidente del Gimbe «il documento della Commissione europea che approva le modifiche del Governo menziona tali fondi solo per compensare gli investimenti tagliati dal Piano riguardo all’antisismica».
Piccolo “giallo” anche riguardo alla telemedicina: nella proposta italiana, sempre secondo la Fondazione Gimbe, era stato richiesto lo slittamento di un anno del target relativo alla medicina a distanza (almeno 200mila persone assistite in telemedicina entro il dicembre 2025), sempre con motivazioni legate ai costi in aumento di materiali e apparecchiature. Nel documento di approvazione ufficializzato da Bruxelles, invece, si parla soltanto di un incremento numerico del target, da 200mila a 300mila.