Nel 2024, oltre 463.000 persone in Italia, tra le quali 102.000 minori, si sono trovate nell’impossibilità di acquistare farmaci essenziali come antipiretici, sciroppi per la tosse o antidolorifici. Per ricevere queste cure, si sono rivolte a uno dei 2.011 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico. Rispetto al 2023, il numero di chi vive in condizioni di povertà sanitaria è cresciuto dell’8,43%, a dimostrazione di un fenomeno che colpisce fasce sempre più ampie della popolazione.
Questi dati emergono dal libro Tra le crepe dell’universalismo – Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia, che sarà presentato oggi a Roma e che raccoglie l’analisi dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria del Banco Farmaceutico. Il volume, oltre a illustrare l’aumento delle disuguaglianze nell’accesso alla salute, sottolinea l’importanza del Terzo Settore come strumento di sostegno per chi non riesce a far fronte ai costi delle cure.
Secondo il rapporto, le persone in povertà sanitaria sono in prevalenza uomini (54%) e adulti tra i 18 e i 64 anni, ma cresce la percentuale di minori, che rappresentano il 22% degli assistiti, superando gli anziani (19%). Gli utenti che hanno richiesto supporto si dividono quasi equamente tra italiani (49%) e stranieri (51%).
Il problema, però, non riguarda solo i più poveri. Come evidenziato dai dati Istat, nel 2023 circa 4 milioni e mezzo di famiglie italiane hanno cercato di limitare la spesa sanitaria. Di queste, oltre 3 milioni non rientrano nella povertà assoluta, ma hanno comunque dovuto rinunciare a visite specialistiche, accertamenti diagnostici o cure necessarie.
Parallelamente, cresce il peso economico dei farmaci sulle famiglie. Tra il 2017 e il 2023, la spesa privata per i medicinali è aumentata di oltre 2,5 miliardi di euro. Anche chi vive in povertà deve spesso pagare di tasca propria i farmaci da banco, oltre al costo dei ticket, aggravando ulteriormente la propria situazione.