Nel 2020, non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno più di 434.000 poveri. E se in media un italiano spende 65 euro al mese per le cure mediche e 28,18 euro per i farmaci, le persone indigenti non superano i 10,15 e i 6,38 euro rispettivamente. È quanto emerge dai dati dell’VIII Rapporto sulla povertà sanitaria dell’OpSan, l’Osservatorio del Banco Farmaceutico, grazie al sostegno incondizionato di Ibsa Farmaceutici e Aboca.
Raccolti attraverso la rete dei 1.859 enti assistenziali convenzionati con il Banco, i dati rivelano che a essere in difficoltà non sono soltanto gli indigenti: 7 milioni 867 mila persone non povere (3 milioni 564 mila famiglie), nel corso del 2019 hanno dovuto sospendere o limitare almeno una volta la spesa necessaria per visite mediche e accertamenti periodici.
Il diffondersi del coronavirus, le restrizioni e la crisi economica, poi, hanno ulteriormente peggiorato le condizioni della popolazione più fragile. Quasi un ente assistenziale su due ha subito l’impatto della pandemia: il 40,6% ha dovuto limitare la propria azione o sospendere qualche servizio per un periodo più o meno lungo. Il 5,9% degli enti ha chiuso e non ha ancora ripreso le attività. Una ricerca condotta su un campione rappresentativo di 892 enti assistenziali particolarmente strutturati (che si prendono cura di 312.536 indigenti), rivela un calo di oltre 173mila assistiti (-55%), persone cioè che hanno rinunciato a farsi assistere per paura di covid oppure hanno chiesto aiuto ma l’associazione di volontariato era chiusa o aveva ridotto i servizi (sempre a causa della pandemia).
«Nel nostro piccolo» ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della fondazione Banco Farmaceutico onlus «lanciamo un grido d’allarme affinché le istituzioni comprendano a fondo il ruolo del Terzo Settore. Da sempre, le organizzazioni dedite all’assistenza e alla solidarietà sociale che ne fanno parte contribuiscono alla sostenibilità di tanti settori e servizi essenziali, compreso il Sistema Sanitario Nazionale. Ora come non mai, in questa Italia impoverita dalla pandemia, questa grande rete della solidarietà, che è un patrimonio del nostro Paese, non può essere lasciata sola».