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Prescrizione infermieri in Toscana, precisazioni dall’Ordine dei medici

5 Dicembre 2023

Sì a discutere della possibilità di far prescrivere agli infermieri presidi come pannoloni, sacche per stomia e simili, no categorico a ragionamenti sulla prescrizione dei farmaci. A dirlo – anzi a scriverlo – il presidente dell’Ordine dei medici di Arezzo, Lorenzo Droandi, che in una lettera a Quotidiano Sanità precisa il senso del suo intervento alla tavola rotonda sulla professione infermieristica organizzato nella cornice del 38°del Forum Risk management (Arezzo, 21-24 novembre). Nei giorni successivi a quell’incontro, diverse organizzazioni di categoria hanno festeggiato parlando di avallo alla prescrizione da parte degli infermieri, con una prossima sperimentazione nell’Asl Toscana Sud-Est con il beneplacito della direzione generale dell’Ordine dei medici aretino.

Di qui le precisazioni di Droandi, che nella lettera ricorda i termini della questione: «Le professioni di medico e di infermiere» scrive «hanno mission diverse ancorché complementari: al medico spetta la tutela della salute dei cittadini, all’infermiere compete l’assistenza alla persona». I presidi come pannoloni per incontinenza, placche e sacche per stomie, prosegue Droandi «appartengono a questa seconda fattispecie, per cui non vedo perché non possiamo discutere di farli gestire dall’infermiere, ovviamente dopo l’indispensabile intervento del medico per diagnosi e programmazione della terapia appropriata».

Dall’Ordine dei medici di Arezzo, dunque, non è arrivata alcun apertura alla prescrizione infermieristica di farmaci. «Diagnosi, diagnosi differenziale e terapia sono di stretta pertinenza medica e non possono essere delegate ad altra figura professionale» ribadisce Droandi «dunque la prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione impegna tanto l’autonomia quanto la piena responsabilità del medico. Pertanto, non vedo come una così rilevante attività potrebbe essere consentita a un professionista che non ha adeguata preparazione». Conclusione, «io continuo a immaginare una sanità sicura nella quale i medici fanno i medici, gli infermieri fanno gli infermieri, e via dicendo. Ciascuno nell’imprescindibile lavoro di equipe, rispettando dignità e ruolo degli altri».